mercoledì 21 novembre 2012

Preemio uniacheeee?

Premio Unia


Ricevo questo MEME libresco da Giusy (sì, è lei l'untrice Santa Antonia del cavolo ;-) ) però, dato l'argomento mi degno di rispondere. Di rispondere per modo di dire dato che buona parte delle domande richiedono l'uso di neuroni che, per quanto mi riguarda, sono da tempo in pensione...
Ah, e sottolineamo pure il fatto che quando ho visto il post (ovviamente non l'avevo letto dopotutto era di Giusy) ho pensato che la bastarda avesse ricevuto un premio e che me l'avesse dedicato. L'ho detto che i miei neuroni sono in pensione, vero?
Let's start!!!!






1) Qual è il primo libro che hai letto in assoluto?

Cosa vi avevo detto dei neuroni? NON ME LO RICORDO. I miei primi ricordi sono associati a una pletora di libri dell'infanzia assolutamente non in ordine cronologico. Da Salgari a Verne fino a tutte le serie di sfigati orfani possibili e immaginabili (peline remi etc.) libri cuore, le pollyanne, le piccole donne etc. etc.etc. Sparate un nome a caso: le so tutte.




2) Hai mai fatto un sogno ispirato a un libro che hai letto? Se sì, racconta.

Sicuramente l'ho fatto, ma indovinate un po'? NON ME LO RICORDO! Comunque libri, film, cartoni animati etc. in genere hanno sempre arricchito di scenografie e personaggi i miei sogni ad occhi chiusi ,o più spesso ancora, aperti.




3) Qual è la prima cosa che ti colpisce in un libro? La copertina, la trama o il titolo?

Un po' tutti e tre a seconda del caso. A volte in libreria vengo colpita da una copertina che mi invoglia a fermarmi leggere il titolo e dare un'occhiata alla trama. Però, senza un passaparola o qualche informazione pregressa mi devono convincere tutti e tre: perchè dei titoli e delle quarte di copertina non mi fido più da tempo immemore, ho ricevuto delle sole pazzesche!!!




4) Ti è mai capitato di piangere per la morte di un personaggio?

Sì, ma...lo so lo so è vecchia, NON ME LO RICORDO! In realtà qualcosa mi ricordo, ultimamente ho letto a mia figlia Cipì di Mario Lodi (che avevo già letto in gioventù) e quando è morta la margheritina Margherì mi è scappata di nuovo la lacrimuccia!!!




5) Qual è il tuo genere preferito?

Sono decisamente onnivora e se un libro è ben scritto non ho pregiudizi di sorta. Ho una predilezione per il surreale, il noir, il thriller e l'horror. E il fantasy, senza dubbio, e oltre che i libri citerei anche i fumetti che coniugano il mio amore per il disegno con quello per la parola scritta!!
Se dovessi scovare un tema di fondo che mi appassiona sicuramente sarebbe l'esagerazione!!!




6) Hai mai incontrato uno scrittore?

Quella che mi ha passato questa catena vale? Conosco qualche scrittore di genere e le mie amiche scribacchine e tanto mi basta ;-)




7) Posta un’immagine che rappresenti cosa significa per te le lettura.


sabato 12 maggio 2012

Supernatural Activity - Capitolo 41 - Tutto è pene quello che finisce pene...

Riassunto delle puntate precedenti: No, basta non c'è più niente da riassumere. Hanno litigato, hanno fatto pace, hanno fatto il bagno. Ora scopano e finalmente è finita. Che dite, non era anche ora?


Ahhh… quanto mi piacerebbe poter dire: “Finì con una bella lemon”. Non avete forse voglia, dopo 42 no dico quarantadue estenuanti capitoli, di vedere i nostri amati protagonisti finalmente impegnati a dar voce all’impeto dell’estasi della passione inestinguibile che è frutto dell’idillio del loro amore immortale? Ci vorrebbe una buona scena di sesso, di quelle eccitanti, che entrano bene nella storia, piena di paroline azzeccate e posizioni anatomicamente improbabili, e magari dei preliminari, che in altri fandom sembrano così essenziali mentre in Anita Blake sono superati dal tight but wet but big but hard but fast.
E invece niente! Verrete al contrario gratificati da un branetto educativo composto da copincolla di aforismi di Jim Morrison concernenti i problemi delle energie rinnovabili.
L‟alba infatti li colse impreparati: era troppo presto, troppo poco il tempo che quel giorno gli aveva concesso. Si erano pastrugnati per un numero anche qui ineffabile di giorni, volando per la stanza con le lenzuola come mantelli e sbattendosi come tappeti e guardandosi negli occhi per fare a chi ride prima e squassando bolle di sapone negli angoli e cantando Tralalà come dei Miominiponies irruenti e un po’ in calore.
E quando anche quella notte giunse al termine, ebbero anche il coraggio di protestare con il sindacato perchè essere vampiri immortali bellissimi con niente da fare dal mattino di un secolo a quello del millennio dopo a quanto pareva non era sufficiente, ma avrebbero voluto impedire al sole di sorgere per continuare un infinito ciclo di sesso e amore per tutta l’eternità.
E poi dicono che i giovani d’oggi sono bamboccioni…
Ma comunque.
Asher si svegliò, il petto oppresso da un senso di inquietudine come un canarino da un’incudine. “Gahhhhhh” QI formicahhhhhhhh! Pompinooooooo!” Poi realizzò di essere solo e il senso di oppressione si spostò decisamente più in basso. O più in alto, a seconda di quale peso si considera primario. Si accorse anche che al posto di Jean-Claude c’era una delle sue camicie di seta tutta appallottolata. La prese e ne aspirò a fondo il profumo. Tossì leggermente, perché i vampiri non sudano, ma poi dipende per cosa usi le camicie. Per terra, poco più in là, c’erano delle brache di broccato: Asher le raccolse e ne aspirò a fondo il profumo. Sulla porta del bagno c’erano delle calze. Il vampiro raccattò anche quelle individuando un tema, e ne aspirò a fondo il profumo. Poi starnutì e vomitò alternativamente per mezz’ora, dato che i vampiri spesso vanno a dormire con gli stivali addosso. Poi si accorse che accanto allo stipite della porta c’era un foglio di carta vergata in bella calligrafia. “Sono fuori, puoi mettere la mia roba in lavatrice? Aspettami in bagno.”
E il bagno ovviamente era pronto, caldo e fragrante di mille bolle blu; appoggiata vicino all’accappatoio con le paperelle vi era una bellissima rosa piena di spine (c’è anche nell’originale, probabilmente è un alto riferimento a qualcosa di poetico tipo non c’è rosa senza spine e Asher è uno stronzo ma romantico blah blah). L’uomo si fece le trecce, che non aveva voglia di bagnarsi i capelli, si sistemò nella vasca e aspettò, intrattenendosi in pratiche non convenzionali con il povero fiore innocente.
E aspettò. E aspettò. Quando ormai si era un po’ rotto il cazzo di aspettare e la sua pelle aveva raggiunto quella simpatica consistenza tanto simile alla prugna secca le sue narici vibrarono. Percepì all’istante la sua presenza, la porta che si chiudeva, il rumore dei vestiti sul letto, i suoi passi, e l’odore del sangue che riscaldava il suo corpo. Quella puzza di sangue canino e un po’ bagnaticcio l’avrebbe riconosciuta dovunque, non c’era neanche bisogno dell’olfatto soprannaturale. Non fece un solo movimento, immobile come solo gli antichi che mentono sulla loro età sanno essere, mentre Jean Claude entrava nell’acqua provocando uno tsunami di magnitudo epocale e si ritagliava il suo spazio strusciandosi contro i suoi posticini privati.
Solo allora si lasciò andare ad un sorriso talmente caldo e abbagliante da renderlo praticamente irriconoscibile a chiunque l’avesse conosciuto solo nel suo periodo sfigato. E anche un po’ a chi lo conosceva e basta.
“Sei davvero mio, Asher?” Chiese l’altro sospirandogli sulla pelle, mentre faceva scorrere le labbra sul suo viso e sul collo.
“Gahhhhhh! QI formicahhhhhhhh! Pompinooooooo!”
“Parlo sul serio Ashy! Sei miomiomiomio?”
“Sì” Affermò l’altro con decisione, vagamente consapevole che avrebbe detto di sì a qualunque cosa: da lavare i piatti per l’eternità a tirare in giù. “Con quelle labbra puoi dire ciò che vuoi, ma non puoi baciare la mia mamma.”
“Ritieni di essere in piena coscienza realmente consapevole di ciò che stai per firmare?”
“Quello con le influenze in legge sono io, baby, ora puoi succhiare”.
“E quindi vuoi finalmente tu, Asher, prendere me come tuo legittimo culo, scappare su un cavallo bianco e diventare il mio pene domestico?”
“Uhm… frena un secondo… Ma il cavallo ce l’ha grosso? E domestico tu come lo vedi?”
“Duuunque, il cavallo ci possiamo comprare quello che ci piace di più, testando prima le prestazioni, e domestico vuol dire che avremo un letto orgy size tutto nostro con le tendine ricamate e le lenzuola di seta. Non per niente Il piccolo principe era il secondo libro preferito di Julianna”.
“E’ vero… quanti doppisensi mi tornano in mente!”
“Ti ricordi quando il piccolo principe incontra il pene cosa si dicono?”
“Certo: “Vieni a giocare con me” e l’altro dice “Cerco l’uomo, ma anche qualche gallina può fare brodo” e allora il primo fa “Ahhh, allora vuoi un amichetto, potremmo addomesticarci” e il secondo “Io per ora ho incontrato centomila ragazzini e ho rischiato la prigione per pedofilia perché non sono un prete, tu cosa sai fare di tanto figo che meriti l’esclusività?” e l’altro “Ehhh, sono molto paziente coi preliminari e so un paio di riti da fuochi d’artificio” e quindi il socio fa “Va bene”. Allora uno dei due, non mi ricordo mai quale, si mette a fare tutta una tirata melensa e bellissima su come con le rose e i bruchi si possano fare cosacce perverse, quanto essere in ritardo fa incazzare il tuo appuntamento, ma quanto perdere tempo per il tuo ammmoore e partire con lui è essenziale per evitare la paranoia”.
“Non ti sembra la nostra storia, con quella parte sul perdere tempo e sui riti priapici?”
“Sì, mio stupido amore, ora ho capito, voglio venire con te!”
“Eccccelleeente, allora sarai mio per sempre!” Cinguettò minacciosamente Jean fregandosi le mani soddisfatto. “Cominciamo…” Si incollò alle labbra dell’altro e lo baciò a lungo realizzando il record di apnea a zero metri sul livello del mare, poi gli spinse il viso lungo la gola fermandolo sulla sua giugulare e lo pregò di morderlo. Asher sbattè gli occhi, vagamente ipnotizzato da quelle iridi fosforescenti di potere, poi scrollò le spalle, aprì la bocca e affondò le zanne nella pelle morbida.
Jean-Claude sospirò e poi cominciò a declamare in bello stile actor’s studio. “Sangue al sangue…ehm…polvere alla, era polvere o cenere? No! Come cazzo era?”
Asher staccò la bocca dal collo dell’amico e lo guardò come si guarda un alieno a due teste. “Si può sapere cosa diavolo stai facendo?”
“Sto cercando di masterizzarti! Sarai mio, mio, mio, mio solo mio! Mhuamhuamhuamhuamhua!”
“Sì, come no.” Disse l’altro mollandogli uno sganassone e rovinando l’effetto padronedumoooondo. “E Belle lo sa?”
“Certo! Dove credevi fossi stato fino ad ora? Mi ha dato pure il libretto delle istruzioni!!!”
“E perché non lo leggi?”
Jean-Claude fece una smorfia di disappunto. “E’ inutile… è scritto solo in slovacco, cinese mandarino e hindi… e ci sono delle note in italiano sulle lavatrici, che vietano di dar fuoco ai panni al loro interno.”
“E allora che si fa?”
Jean-Claude lo fissò con occhi improvvisamente seri, tutti cucciolosi e orlati di ciglia sventolanti. “Ma tu vuoi essere solo mio? Vuoi davvero che sia il tuo master?”
“E posso picchiarti frustarti e stuprarti come più mi aggrada ugualmente?” Chiese l’altro ricambiando serietà con serietà.
“Ovvio! Sarà tuo preciso dovere come mio temoin! Solo, non dovrai farlo davanti a tutti: penso che la mia autorità ne risentirebbe…”
Il sorriso di Asher era sempre più luminoso. “Ok, concesso. E saremo io e te? E il nostro amore immortale? E il vibratore domestico?”
Il vampiro abbassò gli occhi con la timidezza della vergine durante il suo ius primae noctis. “Ehm…ci sarebbe Dori!”
“Ah sì! Tazza vuota! Ti avevo accennato che aveva deciso di lasciarti e scappare in America con me?”
“Già cominciate a tramare alle mie spalle?”
Asher scoppiò in una fragorosa risata. “E che master saresti altrimenti?” Poi lo prese per le spalle e lo fissò negli occhi blu. “Fammi tuo Jean. Fammi tuo una volta e per sempre.”
Jean-Claude chiuse gli occhi, tremante. “Allora bevi... nutriti di me che io improvviso!”
Non se lo fece ripetere: chiuse gli occhi e sprofondò nuovamente nella sua vena. Si strinse a lui con forza, mentre il sangue riempiva il suo corpo e lacrime incontenibili di gioia scorrevano sulle sue guance scabre. Avrebbe dovuto dargli un’altra ripassata! Rovinare così la sua reputazione di fico emo isterico senz’anima ma dominante come checca…
“Sangue del mio sangue...anima della mia-“
Asher si staccò un momento. “E se ne approfittassimo per scopare? Dopotutto la fanfiction sta per finire e vorrei che i lettori avessero un bel ricordo di noi. E lo sai cosa si dice della nostra linea di sangue, vero?”
”Basta che respiri?”
“Ma, no! Sii serio…”
“Ogni lasciata è persa?”
Asher sbuffò. “Che il sesso rafforzi il potere!”
“Oh bè, questo lo davo per scontato…” Sospirò Jean-Claude rabbrividendo d’anticipazione, mentre i loro corpi si congiungevano nell’estasi della carne che è propria dell’idillio dell’amore. ” Anima della mia anima…” Continuò a sussurrare mentre la magia si raccoglieva come una nuvola fantozzianamente densa intorno a loro. “Carne della mia carne, respiro che prematura la supercazzola per due anche solo come se fosse Antani!!!”
Un potere enorme si sprigionò dai loro corpi, fusi insieme come un formaggino senza polifosfati, e l’Ardeur ci si buttò a pesce urlando piatto ricco mi ci ficco.
Infine, Asher gli afferrò i capelli e gli reclinò la testa per affondargli nuovamente le zanne nel collo, riversando nel suo morso tutto ciò che era: il suo potere, la sua sexysociopatia, due secoli di emitudine e chi più ne ha più ne metta, ma soprattutto gli orgasmi multipli.
I due urlarono il loro piacere senza freni ma sempre in modo intonato, oltrepassando di un centinaio di decibel il limite previsto dal piano di zonizzazione del Comune di Parigi, e infine crollarono abbracciati nell’acqua, mentre Belle e Musette sbavavano senza ritegno davanti al loro 52 pollici, felici e soddisfatte di aver montato in tempo la telecamera col sistema autospannante, Mortino covava il suo broncio tenendosi una bistecca sull’occhio, il Viaggiatore singhiozzava felice abbracciato a Balto che controllava la guida TV per cercare una nuova telenovela, Dorino si leccava i genitali, Giusi rinunciava davanti a Dio a scrivere libri etero, Anita Blake veniva esorcizzata dalla nonna bastarda, le lettrici disperavano sulla fine ecc ecc...
Passò molto tempo prima che fossero in grado di muoversi ma, alla fine, un posto a caso, si ritrovarono sul letto, rifatto e cosparso di fiorellini per l’occasione. Si sentivano esausti, ma vivi come non mai.
“E così l’abbiamo fatto davvero.” Bisbigliò Asher come se ancora non ci credesse.
“Così pare.”
“E saremo sempre insieme vicini-vicini e non ci separeremo mai!”
“Mai!” Sorrise lieto Jean-Claude alle parole vagamente minacciose del compagno.
“Wow… Pensavo di essere io il pazzo tra noi due.” Jean Claude semplicemente e lo abbracciò più forte. “Ma davvero Belle non sta per terminarci?”
“No. Anzi, mi ha dato un paio di calci pro forma ma dice che non ci reggeva proprio più e che abbiamo tutti bisogno di qualche decina d’anni di vacanza, lei con e noi senza Arturo. Senza contare che aveva messo in conto la mia sceneggiata napoletana alla notizia della tua partenza. Certo, mentre uscivo borbottava qualcosa sul fatto che torneremo strisciando, ma ci aveva già preparato i biglietti per domani”.
“E’ sempre la migliore quando non la odio. E adesso?”
“E adesso facciamo i bagagli che andiamo a spaccare il culo alla Bimba ventrue!”
Asher si mise a sedere. “Vuol dire che andiamo a St.Louis?”
“Sì, Belle mi ha dato il permesso purchè aumenti il suo prestigio e il suo potere.”
“E se l’è bevuta?”
“Ha detto che se falliamo e cadiamo preda delle iene possiamo chiamarla, che ci riporta lei a casa”.
“Ridimmi un po’ cos’è che dobbiamo fare che prendo appunti?”
“Quindi dobbiamo spodestare ‘sta Nikolaos e fottergli il territorio. Il clima non è eccelso, e mi pare che ci sia ancora l’Inquisizione, ma è un modo per cominciare, no?”
“Ma ho sentito che ha più di mille anni!”
Jean-Claude si fece una bella risata. “Ma è una merdosissima mortina prepuberale! La versione zombie di Shirley Temple! Sguinzaglio il mio kinder Bueno alla massima putenza e la riempio di brufoli!!!”
“Mi pare perfetto!” Approvò Asher sdraiandosi nuovamente accanto al suo nuovo master.
“Te l’avevo detto o no che aspettavo solo che tu fossi pronto a smettere di fare l’idiota lagnoso? Cosa pensavi che avrei fatto nel frattempo? Mica sto a pettinà ‘e bambole!!!!”
“Hai davvero pensato a tutto! Sono ammirato”.
La voce di Jean-Claude trasudava gioia come non succedeva da molto, mooolto tempo. “Oui mon amour, entreremo finalmente nel ventesimo secolo! Adieu marsine e parrucche! Benvenuti leggings in finta pelle e permanenti che non rovinano la fibra capillare!!! Conserverò giusto le camicie… e pensa che potremo scopare tutti i giorni!”
“Questo me lo auguro per te… se no renderò la tua vita un inferno. Ci siamo capiti?”
Jean Claude deglutì: “Signorsì, signore!”
Asher lo squadrò con gli occhi socchiusi. “Ti tengo d’occhio… E Dori? Pensi che si adatterà alla nostra vita?”
“Oui. Gli ho promesso che visiteremo i luoghi dei suoi antenati, quindi ci tocca fare tappa a Disneyland, ma la cosa non mi preoccupa…”
Asher gli strizzò un occhio. “Possiamo sempre beccarci con Jack Sparrow!!! Se vogliamo creare un territorio forte avremo bisogno di tutti gli alleati che possiamo trovare!”
“E che ci vuole?” Replicò Jean-Claude con quell’espressione particolarmente malandrina che strappava schiaffoni dalle mani. “Ho il monopolio dell’ardeur negli Stati Uniti! Posso fare il prezzo che voglio tanto l’antitrust non l’hanno ancora inventato! Te lo ricordi Augustine?”
“Chi, quel nano terrone mafioso, passiva in segreto, vanitoso fisicamente e politicamente debole grazie alle frequenti lunghe nottate e l'inclinazione ai party selvaggi con Paris Hilton?”
“Descrizione accurata!” Fischiò ammirato Jean-Claude. “E’ uscita su wikileaks?”
“Te lo girerai sul dito mignolo…” Gli alitò sul petto Asher tra un bacio e l’altro. “Ti manca solo un servo umano…”
“E che ci vuole? Metterò un annuncio sulla cronaca nera di St. Louis: AAA Serva umana cercasi, piccola, tettona, fenomeno paranormale con problemi mentali e sociopatica, dalla spiccata attitudine al comando, esperta in fruste, armi e corpi contundenti. Che te ne pare?”
“Ummm.” Asher inarcò il sopracciglio sinistro. “Donna?”
Il sorriso di Jean-Claude era quello della Gioconda e la scontata risposta si perse tra risatine e gemiti soffocati e cuori che battevano come canarini elettrolocuti.
“Ma lo sai che le preferisco…”