sabato 16 luglio 2011

Supernatural activity - Capitolo 30 - Il mio tesssoro...poplposso, sì!

Riassunto delle puntate precedenti:
Jean-Claude e Asher hanno patteggiato una tregua, quantomai fragile dato che non prevede sesso e sangue, e dei turni equi per la stanza da bagno. Ma la loro punizione continua, lo spettro del Viaggiatore incombe e i due vampiri...bè, sono quello che sono.


Rock'n roll all night - Kiss

L’isolamento dei due vampiri continuava, ma nonostante qualche concessione all’intrattenimento accordata dall’augusta genitrice (uno stereo, un abbonamento a Max, un balsamo per Jean-Claude, una frusta per Asher…) gli effetti collaterali della tregua forzata cominciavano a farsi sentire. I litigi erano ai minimi storici, giusto un po’ di bagarre per la stanza da bagno, il bon ton regnava sovrano e tutto sembrava filare liscio; in realtà, quella gentilezza falsa e quella cortesia arrendevole stavano mietendo più vittime che un sano confronto a cielo aperto o tentativo di sbudellamento che dir si voglia.

Jean-Claude era scivolato in un’apatica rassegnazione, in una noncurante atarassia che il suo compagno trovava assai irritante, assuefatto oramai ai continui tentativi di seduzione e alle lagne supplichevoli dell’amico.

Asher d’altro canto aveva reagito a suo modo alla completa mancanza di dialogo rivolgendosi alla persona che amava e odiava di più in assoluto: sé stesso. Lo sdoppiamento di personalità si verificava perlopiù quando Jean-Claude era impegnato nel suo bagno quotidiano e prevedeva, mancando ovviamente di qualsiasi forma di originalità, il colloquio tra il bene e il male, tra l’angelo e il diavolo tra la metà bella-bella-bella in modo assurdo e quella sfregiata, tra Mon chardonnoret e Asher. Nota dell’autore: il dominio dell’una o dell’altra parte sono evidenziati da ciuffo in faccia e sguardo gelido per Asher e ciuffo in faccia e sguardo tormentato per Mon chardonnoret…in pratica, sfido chiunque a riconoscere uno sguardo con un ciuffo in faccia, non si distinguono.

Tutto ciò andava avanti da giorni alle spalle di Jean-Claude; a dire il vero il vampiro si era accorto dell’incessante mormorio che proveniva dalla camera da letto ma, in primis, era talmente assuefatto alle cagate emo del suo uomo da trovarle assolutamente irrilevanti; in secundis, quel mormorio era molto rilassante e in genere dopo un minuto iniziava a russare come un mantice.

E così, tra le due e le tre di quell’ennesima notte di clausura, oramai avevano perso entrambi il conto, i nostri passavano il tempo a modo loro: Jean-Claude immerso fino al collo nella vasca ed Asher sdraiato sulla sua parte di letto in preda alla schizofrenia. Giusto perché sono pietosa, oltre a dirvi che aveva il ciuffo in faccia aggiungerò che il suo sguardo poteva affondare il Titanic. “L’ardeur è il nostro padrone!” Bisbigliava tra le zanne. “L’ardeur ci ha tradito, Belle ci ha tradito! Malvagi, imbroglioni, falsssi!!! Dobbiamo liberarcene. Ucciderli, ucciderli, ucciderli e poi ci riprenderemo il tesssssoro e NOI saremo i padroni. Sssssì”

“Ma l’ardeur e il tessoro sono la stessa cosa!” Replicò l’alter ego mangiucchiandosi le unghie. “Non possiamo! Non chiederlo a Mon chardonnoret. Povero, povero Mon chardonnoret.”

“ Zitto idiota! Non ti accorgi che lui è il nostro padrone? Noi siamo schiavi, sssstupriamolo! Mordiamolo, facciamolo strisciare…ssssì.”

Lo sguardo si fece ancora più tormentato del normale e un po’ di bava colò da un angolo della bocca. “Sì, sì, sììììììììì!” La parola stupriamolo faceva sempre il suo porco effetto.

“Liberati di lui!” Continuò la voce cattiva consapevole che il ferro andava battuto caldo e il cazzo pure.

“No, no, no!”

“Cosa?”

Il vampiro si abbracciò, come colto da un inspiegabile attacco di gelo. “Jean-Claude è il nostro padrone, non l’ardeur. Il padrone ci vuole bene, il padrone si prende cura di noi, il padrone è il nostro tesssoro! Vai via e non tornare più.”

“Cosa hai detto?”

“E’ colpa nostra! E’ tutta colpa nostra! Noi non ci fidiamo di lui, noi non gli vogliamo davvero bene! Noi pensiamo sempre male del nostro tesssoro. Oh sssì…noi roviniamo sempre tutto. Vattene via e non tornare mai più!”

Il freddo calò sulla stanza come un avvoltoio su una carogna e la parte razionale di Asher (sì, c’è anche quella ma è talmente insignificante da non ricoprire un ruolo da protagonista) si mise comoda con un sacchetto di patatine a godersi lo spettacolo. “Vattene a me? A me? Ti odio ti odio ti odio mon chardonnoret! Dio come ti odio te il tuo sguardo tormentato e il tuo ridicolo senso di colpa! Dov’era Jean-Claude quando avevi bisogno di lui? Dov’era quando ti torturavano? Dov’era quando Juli moriva? Dov’era quando Belle ci scacciava?”

“Ma era nella bara!”

“E dov’era quando tutti ci prendevano per il culo?”

“Lui era impegnato a prenderlo!”

“Io, il mostro, io ti ho salvato, se siamo sopravvissuti lo devi a me! A me! A ME!”

E la trasformazione fu completa: lo sguardo più tagliente di un ghiacciolo lemonissimo, il ciuffo più emo di quello di Jared Letho, Asher si alzò e raggiunse Jean-Claude nella stanza da bagno. Si fermò sulla porta, fregandosi ossessivamente le mani e tirandosi il ciuffo. “I ladri. I ladri. Quegli sporchi piccoli consiglieri depravati. Dov'è? Dov'è? Ce l'hanno tolto, rubato. Il mio tesssoro. Maledetti! Noi li odiamo! È nostro e lo vogliamo.” Il vampiro si leccò compulsivamente le labbra e si preparò a prendersi ciò che era suo. “Che bella vasca, per fare un bagno, polposo ssììì! E se mi riesce, mi prendo il mio tesssoro, polposo ssììì!”

Jean-Claude era immerso nella vasca, circondata da candele profumate alla cannabis, e ascoltava ad occhi chiusi je t’aime moi non plus. Alzò prima una gamba, insaponandola lentamente, accarezzando ogni muscolo, ogni curva, poi l’altra. Si alzò, dando le spalle ad Asher, e scrollò in un movimento fluido i lunghi capelli corvini, agitando le natiche perfette e lanciando spruzzi d’acqua che magicamente evitarono tutte le candele nella stanza. Poi si girò, si leccò le labbra, si sfiorò i capezzoli con le lunghe e pallide dita, si tirò indietro i capelli lisciandoli e aprì i profondi occhi blu, le ciglia di pizzo nero imperlate di goccioline brillanti. “Oh! Asher ci sei anche tu! Proprio non mi ero accorto della tua presenza.” Il vampiro restò in piedi in posa plastica, avvolto nei vapori stupefacenti di nome e di fatto, completamente nudo e completamente consapevole della sua nudità. Asher ansimava così pesantemente che la condensa annebbiava persino le mura. Lo share nella corte di Belle raggiunse il picco record del 72% e Belle stessa fu spammata di insulti e proteste perché le videocamere erano tutte appannate e non si vedeva un’emerita minchia.

Jean-Claude sporse in avanti le labbra e si avvolse un lungo boccolo intorno al dito medio, continuando lo show. “Hai una macchia sul davanti della vestaglia. Problemi?”

Asher tossì a più riprese prima di gracchiare. “Mi hai schizzato.”

“Non lo credo possible.” Replicò l’altro in una perfetta imitazione di Betty Boop con le zanne. “Non mi sono nutrito.”

“Si può sapere che stai facendo?”

L’espressione di Jean-Claude era quella dell’innocenza tradita. “Moi? Assolutamente nulla!”

“No, tu mi stai facendo qualcosa.” Insistè l’altro.

“Tu dici?” Il corpo di Jean-Claude si rimpolpò di extramuscolo e il pelo crebbe modello zerbino. “Anvedi mo’ se te fo quarche cosa pischello! Vieni da GianClaudiuccio tuo che c’è posto a sfare in ‘sta tinozza. Vieni a papà! “

Gli occhi di Asher si dilatarono come sotto l’effetto di massicce dosi di anfetamine e il vampiro fece un timido passo avanti, completamente in balia dell’incantesimo tentatore dell’amico, mentre Jean-Claude lo incitava agitandosi in una sensuale lap dance col tubo della doccia.

Tutta la corte di Belle seguiva i movimenti dei due con il fiato sospeso lanciandosi in scommesse e hole di vario tipo, chi inneggiando ai bunga-bunga chi suonando vuvuzelas… Asher lasciò cadere la vestaglia, si liberò delle ciabatte di spugna, si appoggiò con la mano al bordo della vasca per tenersi in equilibrio, alzò la gamba e…

“Non mi piace vincere facile.” Cinguettò uno Jean-Claude, nuovamente glabro, uscendo dalla vasca e inturbantandosi i capelli. “Non ho neanche ballato la macarena!”

L’ohhhhhhhhhh deluso di tutti gli spettatori si sentì in tutta residenza.

Asher stesso era rimasto a bocca aperta, talmente sorpreso da non riuscire neanche a reagire come suo solito, con qualche calcio ben assestato o uno sganassone amichevole. Jean-Claude gli passò accanto, richiudendogli la mascella con uno scatto e arrivato alla porta gli lanciò uno sguardo in tralice e un sorrisetto beffardo, poi sparì.

Asher era ancora fermo, immobile come una statua, immobile come solo gli antichi sanno essere, i fantomatici antichi, fantastici giocatori di uno, due stella. Non riusciva a capacitarsi di quanto era appena successo, quello stronzetto l’aveva gabbato! Era entrato in quella stanza coi peggiori propositi, certo, ma da dominatore! Ora invece ne sarebbe uscito come il più succube dei succubi. Quand’è che gli avevano cambiato ruolo? Non avrebbero dovuto avvertirlo? Avrebbe protestato col sindacato Personaggi Sfigati! Intanto il bastardello aveva proprio bisogno di una bella lezione: si rinfilò la vestaglia, prese la spazzola di pelo di cinghiale (non era una mazza chiodata, ma doveva fare di necessità virtù) fece un rapido appello a tutti i suoi peggiori istinti e rientrò in camera per trovarvi uno Jean-Claude in pantaloni di seta mollemente adagiato sul letto. I suoi peggiori istinti fecero tutti filone, persino il sadismo non rispose al richiamo giustificandosi che aveva la nonna malata. Asher sospirò.

“Avevi detto che il tuo ardeur non mi avrebbe più importunato e invece ti sei approfittato di me.”

“E quindi?”

“E quindi niente! Non dovresti rimangiarti la parola data, tu sei il buono (eufemismo per coglione) e il cattivo sono io!”

Jean-Claude sbuffò e scrollò le spalle. “Come ti pare. Ho semplicemente deciso di non nascondermi più.”

“Cosa vuol dire?” Ansimò Asher leccandosi di nuovo le labbra.”Che farai di me quel che ti pare? Che mi renderai tuo schiavo? Che mi soggiogherai come una qualunque delle tue vittime?”

Il sopracciglio sinistro di Jean-Claude toccò altezze mai raggiunte prima. “Ti ricordo che fino a qualche secolo fa ero IO il tuo schiavo ed eri TU a soggiogarmi come una qualunque delle tue vittime.”

“E che c’entra questo?” Sbottò Asher scuotendo la testa. “E’ ovvio che fosse cosa buona e giusta perché il Dominatore ero io! Il fatto che adesso al mio posto ci sia tu è semplicemente…sbagliato! Ecco, la parola giusta è sbagliato!”

“Sbagliato che sia non me ne frega proprio niente. Io ho l’ardeur e non farò più finta di nasconderlo per non urtare la tua sensibilità di checca macho. L’unica cosa che posso prometterti è di non usarti come stuzzicadenti dopo mangiato.”

“Ma perché?”

“Perché cosa?” Chiese Jean-Claude.

“Perché cambiare ora dopo aver recitato la parte della più amata dagli italiani per tutto questo tempo?”

“Perché siamo in Francia, perché non sono bionda e perché mi sono rotto le palle. E’ un gioco? E allora giochiamo!”

Asher lo fissò in silenzio per quella che parve un’eternità. “Dici che il Viaggiatore ha visto tutto?” Passare di palo in frasca era sempre un’ottima strategia.

Il sorrisetto che comparve sulle labbra di Jean-Claude era quello della Gioconda. “E io che ne so?”

Intanto la povera Musette era nel bagno a spannare le videocamere con panno antistatico ed olio di gomito. Forse era l’ora di mettere un bell’annuncio sul Famiglio della Sera…

venerdì 8 luglio 2011

Supernatural activity - Capitolo 29 - Don't disturb, pleaaaaaaaaaaaaaasss...

Riassunto delle puntate precedenti:
Jean-Claude e Asher, dopo aver condiviso per un po' il loro spazio vitale in una baratandem, sono stati confinati nella stanza del Grande Bordello. Jean-Claude si è rassegnato da tempo a prenderlo nel culo e la sua massima oltre a "Io preferisco le donne" è "Mutismo e rassegnazione"...
Inserisci linkStranamente anche Asher sembra aver accettato con garbo la sua punizione e soprattutto la presenza del suo ex.
Starà tramando qualcosa?

Breakout - Foo Fighters

Dorino se ne era andato, Asher era in bagno già da due ore e Jean-Claude era già sull’orlo di una crisi di nervi. Si aggirava nella stanza come un lupo in gabbia prendendo nota, di volta in volta, della tappezzeria di dubbio gusto (un’orribile grigio senza neanche un fregio argentato o qualche artistica voluta in foglia d’oro) della mancanza di falsi caminetti, dell’assenza di poltroncine imbottite e tavolini da caffè, non c’erano quadri alle pareti (neanche un Asher nudo su cui sbavare), non c’era il plasma, mancava il dvd, di sky o fastweb neanche a parlarne, quel letto orribilmente piccolo (e addirittura coperto da un plaid scozzese, mon dieu scozzese!), solo un armoire con due vestaglie di ricambio (due-due, una per uno e la sua non era neanche la sua preferita, col pelo di animale morto al collo e ai polsi). Niente phon col diffusore, niente balsamo senza risciacquo…solo confezioni monouso da motel da quattro soldi.

Oltre alla stanza da letto e al bagno c’era solo una porticina, ma pareva bloccata. E non c’era la musica!

Oddio per verità c’era, se si voleva considerare Asher che cantava “la bella lavanderina” musica. Ma, per sua somma sfortuna, l’amore aveva accecato Jean-Claude, ma non l’aveva reso sordo. Il vampiro esalò l’ennesimo sospiro cercando di farsi sentire tra i fazzoletti e i poveretti, poi si schiarì la voce, poi tossicchiò, poi fece due passi avanti, due indietro, due laterali e due del gambero e alla fine non resistette e si piazzò sulla porta.

Asher canticchiava ancora, immerso nella schiuma fino al collo coi capelli raccolti in una cuffia stampata a paperelle.

“Si può sapere che fai?” Lo apostrofò Jean-Claude indeciso se incazzarsi o godersi la scena.

Asher lo degnò a malapena di uno sguardo per poi continuare ad insaponarsi vezzosamente una gamba. “Oddio, proprio tu che fai questa domanda? Credevo fosse chiaro, faccio il bagno!”

Jean-Claude si allentò la fascia di seta che gli stringeva il collo. Non avrebbe dovuto, ma sentiva caldo. “Sì, ma sono due ore che ci sei…mi fai un po’ di posto?”

Asher gli piantò uno sguardo gelido dritto negli occhi. “Col cazzo.”

“E allora a me quando toccherebbe?”

“Ummm…vediamo un po’” Rimuginò soffiando verso il compagno qualche bolla di sapone. “Pensavo…che ne dici di mai?”

“Mai?”

“Hai capito bene!” Ribadì Asher. “Mai! Questa da oggi in poi è la mia stanza, ti lascio il letto tutto per te. Sono generoso, no?”

Jean-Claude diede un pugno allo stipite. “Sei pazzo testa di minchia che non sei altro! Se hai pensato, solo per un momento, che io potessi resistere per chissà quanto senza farmi il bagno sei più idiota di quel che credessi! Sei fuori come un balcone! Ma io ti infilo un bastone nel culo e ti sventolo come una bandiera!!!”

“Non hai che da provarci.” Rispose blando l’altro inarcando un sopracciglio.

L’ira del vampiro si spense in una sorta di lagna. “Ma ti trasformerai in una prugna secca!!!”

Asher scrollò le spalle, riappoggiò la testa e chiuse gli occhi ricominciando ad emettere suoni vagamente riconducibili alle mille bolle blu.

Jean-Claude si tappò le orecchie e rendendosi conto che non c’era una porta da sbattere diede un calcio al muro, impolverandosi di calcinacci. Ancora più incazzato andò a sedersi sul letto gibboso, assumendo la posizione del loto. Oddio, quanto avrebbe preferito quella della cavalletta sullo stelo d’erba quando infuria la tempesta…Il giorno lo colse così e quando la sera si risvegliò dovette passare cinque minuti a farsi scrocchiare le ossa perché era tutto incriccato. Poi in testa gli venne un’idea meravigliosa e corse di gran carriera dentro il bagno. Asher era sempre lì dentro, occhi chiusi e bocca aperta, la pelle talmente raggrinzita da sembrare uno sharpei. Jean-Claude lo prese di peso, gli fregò la cuffia e lo sbattè sul tappetino di pelo senza tanti complimenti. Dopodiché accese il boiler, almeno quello Belle l’aveva lasciato, e si accinse a prepararsi per il bagno. Nessuno poteva mettersi tra lui e la vasca. Nessuno.

E andò così per circa tre giorni di fila, tre giorni in cui Asher continuò a far finta che l’amico neanche ci fosse, anche se Jean-Claude poteva sentire il suo sguardo pungergli la schiena come un pugnale affilato. Cominciava a farsi sospettoso il nostro Asher, forse si chiedeva come mai il compagno non avesse più protestato per la sua okkupazione della vasca o come mai, nonostante i vampiri non sudassero granché, continuasse a sembrare ordinato e fresco come una rosa, con i suoi soliti boccoli morbidi e senza neanche un nodo. In ogni caso gli bruciava un casino che la sua guerra, così meticolosamente preparata, non sortisse gli effetti sperati.

In realtà Jean-Claude stava per dar fuori di matto: più delle ripicche a base di bolle di sapone quel gioco del silenzio portato all’estremo lo stava portando alla follia, senza parlare della costante tentazione di saltare addosso al suo Asher nudo nella vasca da bagno! Porcaccia la miseria, si incazzava talmente tanto a vedere quel ben di dio sprecato...

E così una mattina, dopo essersi sciacquato in non più di dieci minuti (record assoluto in tutti i suoi secoli di non vita) prese il corpo senza vita di Asher e lo adagiò sul plaid scozzese, lo cosparse dell’idratante a buon mercato offerto da Belle per fargli sparire tutte le grinze, e si accoccolò accanto a lui con il proposito di godersi la sua vicinanza solo per cinque minuti e poi di rischiaffarlo nella vasca. Solo cinque minuti. Solo cinque…dopo due già russava.

Stranamente quella sera Asher si svegliò prima di Jean-Claude. O forse Jean-Claude si era svegliato ed era passato direttamente dal coma vampirico al sogno più bello della sua vita e non voleva aprire gli occhi per paura di rovinarlo. Comunque ci pensò Asher a farlo, dandogli la sveglia con un urlo degno di Tarzan, solo un po’ più acuto.

“Oddio.” Sobbalzò Jean-Claude mettendo a fuoco il compagno il letto e la situazione. “Buongiorno anche a te Asher.”

“Cosa cazzo ci faccio nel letto! Cosa cazzo ci fai accanto a me! Perchè cazzo non sono nella vasca!”

“Una domanda per volta s’il vou plait.” Sospirò Jean-Claude. “ Mi sono appena svegliato e non ho ancora preso la brioche!”

Asher gli affibbiò un manrovescio da donna che protesta un po’ troppo e si spostò sul bordo del letto avvolgendosi nel plaid come una mummia. “Te la do io la brioche, schifoso di un pervertito!”

“Pervertito? Ma se non ti ho toccato neanche col dito mignolo!”

“E con il resto allora?” Strepitò indicando i posticini privati del compagno, in verità piuttosto a terra. “Se non si vede è solo perché il tuo cane non è ancora passato per il rifornimento. Dì un po', che aspetti a legarti un materasso dietro le chiappe? Cosi' quando ti va sei pronto da usare!”

“Fanculo! Vuoi scoparmi?”

Asher scoppiò in una fragorosa risata. “Mi sa proprio che non basterei da solo, ti ci vorrebbe un treno pieno di cazzi.”

Improvvisamente una voce ben nota si diffuse in dolby surround “ I due coglioni sono desiderati nel confessionale! I due coglioni sono desiderati nel confessionale”

Asher e Jean-Claude si zittirono, si scambiarono un fuggevole sguardo e poi annuirono simultaneamente. La porticina bloccata di fronte al letto era socchiusa e i due, dopo essersi infilati le rispettive vestaglie di competenza, la aprirono timidamente per ritrovarsi in una stanzetta tutta imbottita di velluto rosso e arredata solo da un grande plasma e una seduta biposto sistemata proprio di fronte.

Nel televisore incombeva la parrucca di Belle, quella delle incazzature, decorata da miniature di strumenti di tortura e avvolta in un gatto a nove code. Sotto la torre di capelli incipriati c’era lei, con un’espressione debitamente abbinata alla parrucca. “Allora dannati coglioni! Non avete ancora imparato nulla!”

Jean-Claude cominciò a piangere. “Belle ti prego, non ne posso più!”

“Io non riesco a stare accanto a questo energumeno che mi ha rovinato la vita!” Brontolò Asher dando le spalle al compare.

Jean-Claude reagì dandogli una botta sulle spalle. “Ma se senza di me staresti ancora a pettinare le pecore!”

Asher invece mirò ai capelli. “Tu fai solo parte di quello che mi è capitato nella mia vita, ed è tutto merda!”

“Zitti!” Tuonò Belle pietrificando i due che già avevano sguainato gli unghioli. “Voi siete vivi solo perché il Viaggiatore, e lasciatemelo dire inspiegabilmente, trova il vostro duo comico estremamente attraente.”

I due vampiri si guardarono negli occhi e poi emisero un corale “Il Viaggiatore è ancora qui?”

Le sopracciglia di Belle diventarono monofilari e una smorfia di disprezzo le contorse il bel viso. “Certo che è qui: ha usurpato la mia suite costandomi uno stambergo in rose, cioccolatini e straordinari pagati in servizio a tutti i vampiri che sta okkupando! Ed è tutta colpa vostra.”

“Ma Belle!” Protestarono i due.

“Zitti caini! Voi sarete confinati qui finchè non sarete capaci di interagire tra di voi in modo, non dico intelligente, ma almeno civile! O risolvete una volta per tutte le vostre beghe o nel tugurio ci fate la muffa. Sono stata chiara?”

“Sì.”

“E giusto per vostra informazione la stanza è piena di telecamere nascoste e voi siete on line in tutta la residenza.”

“Nooooooooo!” Urlò Jean-Claude coprendosi il viso con le mani. “Senza neanche la mia vestaglia preferita!!!”

Asher sospirò, deciso ad imputare a Jean-Claude anche quell’ennesima umiliazione. “Uffi…da oggi in poi farò il bagno col sombrero.”

“Musette sta gestendo il racket delle scommesse…non ho bisogno di dirvi qual è la mia, vero?” Belle sbadigliò coprendosi graziosamente la bocca con la manina. “Ah, ultima cosa da niente. Per continuare ad approfittare di Dorino dovrete superare la prova settimanale.”

“La prova settimanale? E sarebbe?”

Un sorriso maligno comparve sulle labbra della bella vampira. “L’ho già detto che il Viaggiatore è rimasto qui, no?” Le trasmissioni si chiusero improvvisamente, ma la risata satanica di Belle aleggiò nella stanzetta ancora a lungo.

Asher uscì dal confessionale e si sedette sul letto. Poi sbuffò. “Ecco. Sarai contento di avermi invischiato nella tua ennesima stronzata. Si può sapere perché?”

“Perché cosa?” Replicò stancamente Jean-Claude seguendolo. La porticina si chiuse con uno scatto secco. “Perché ti sopporto? Perché ti amo ancora? Perché non mi sono già suicidato?”

“Perché mi hai voluto coinvolgere in questa cazzo di cosa col Viaggiatore!!!”

“Mon Dieu Asher! Ci arriverebbe anche Arturo in fase postcoitum!!! Basta un mentale, forse anche mezzo!!! L’idea che in realtà non volessi farmi il Viaggiatore e che fosse tutta una scusa per scoparmi te non ti ha mai sfiorato la mente?”

“Cioè, vuoi dire che…”

“Certo!” Sbottò Jean-Claude allargando le braccia. “Voglio dire che invece di scoparmi il Viaggi ad occhi chiusi e immaginare di farlo con te li avrei potuti tenere aperti! E tu saresti stato realmente lì!”

“Ma non sarei stato davvero io.”

“Sì invece. Al Viaggi piace lasciare un po’ di spazio all’okkupato, ci saresti stato anche tu.”

“Oh.” Asher abbassò gli occhi, un po’ imbarazzato; poi una nuova energia sembrò rinfocolare la sua rabbia. “Aspetta, quindi per sfogare i tuoi bassi istinti mi avresti lasciato in pasto a un pervertito? Me li ricordo i tuoi raccontini dell’orrore.”

Jean-Claude arrossì un poco. “Uffa, la verità è che ce l’hai col Viaggiatore da quando hai scoperto che i viaggi non se li faceva con le canne. Non è così male per essere un Consigliere…è un perverso standard dopotutto. Io, esageravo un po’ per darmi un tono…eppoi allora ero uno schiavo. Adesso sono una troia con uno status santa polenta! Avrei sguinzagliato l’ardeur e avrei sciolto Balthasar come un cioccolatino al latte e con me…ci saresti stato…tu.”

Improvvisamente la rabbia di Asher sparì lasciandolo triste e svuotato come una bambola gonfiabile sgonfia. “Ma perché non me l’hai detto?”

“E perché gli asini non volano?”

“Cazzo ne so.”

Jean-Claude lo prese per le spalle e lo scecherò come una pinja colada. “Minchia Asher, io ti adoro! Sono secoli che ti amo e che te lo dimostro in tutti i modi possibili e immaginabili eppure tu, al minimo problema, preferisci pensare il peggio di me e voltarmi le spalle.”

“Scusa sai se ho avuto una vita difficile.” Rispose l’altro senza guardarlo, ingrugnato.

“C’hai scassato il cazzo con la tua vita difficile, pensa un po’ alla mia! E volevi scappare via con me per fare l’hippy chissà dove…non avremmo resistito un minuto! Un cazzo di minuto!”

Asher lo guardò sbattendo le ciglia da sotto il ciuffo dorato. “Ma non vorresti una casa, una famiglia, dei vampirini tutti tuoi…”

Il vampiro si abbandonò sulla sedia, si sentiva quasi le lacrime agli occhi. “Diciamoci la verità: guarda la mia vita, le mie scelte…i miei amori…il mio animale da chiamare…se mi faccio legare le zanne è tutto grasso che cola.”

Asher si alzò. “E’ la tua ultima parola?”

“Fino a quando non cambio idea sì.”

“Ok.”

“Ok.”

I due si fissarono in silenzio per un tempo che parve a entrambi lunghissimo poi si misero a fare le parole crociate.

La guerra era finita, ma la pace era ancora lontana: i nostri veleggiavano a vista nelle ingannevoli insidie della tregua.