sabato 29 maggio 2010

Supernatural Activity - Capitolo 6 - Ma non dovevi essere morto?

Riassunto delle puntate precedenti: nonostante i vecchi abbonati brutti ed emo che volevano il loro posto in prima fila, le scimmie in maternità ed enormi problemi burocratici come la scelta del colore dei tendaggi, Jean-Claude e Musette riescono nella mission impossible e il loro piccolo teatro è pronto a navigar. Purtroppo anche un vascello pirata è della stessa opinione irrompendo nel foyer e buttando all'aria tutti le poltroncine e i candelabri lucidati con tanto amore. E chi è il vampiro barcollante che va all'arrembaggio di Jean-Claude?

Colonna Sonora 1 : se siete scemi.
Colonna Sonora 2: se siete + scemi...

I due si guardarono negli occhi, pensando immediatamente a chi li avesse più bistrati, si strusciarono il naso a mò degli eschimesi, si diedero una zuccata, una culata e si baciarono reciprocamente il ginocchio destro. Poi si buttarono a terra e si fecero il solletico.

Jack, Jack...mio adorato Jack. Ma perchè i pirati si chiamano sempre John o Jack?” L’altro fece un risolino, strizzandogli l’occhio e stringendosi nelle spalle.

“Siamo gente sveglia, ma non si può dire che brilliamo per fantasia quando si tratta di nomi.”

“ Già.”

“ Ero imbarcato con un vecchio senza braccia e privo di un occhio di nome John...”

Jean-Claude gli tolse il cappello gettandolo alle sue spalle. “E come si chiamava l'altro occhio?”

Dopo aver ridacchiato come matti, Jean-Claude e Jack si misero a chiacchierare indecentemente, sniffando, tra uno schiamazzo e l’altro, una bottiglia di rum e ricordando i bei vecchi tempi in mezzo alle macerie della platea. Tale era la felicità di rivedersi che le bestemmie di Musette per dover riassumere le scimmie mannare e ricominciare con i lavori di ristrutturazione finirono ignorate.

I due si erano conosciuti nel corso di una missione speciale per conto di Belle che aveva avuto luogo proprio sulla Perla, la nave di Jack.

La donna, sempre in bolletta, viste le ingenti spese in bagnoschiuma, lubrificanti, fruste e altri generi di conforto, si era data alle scorrerie per mare assoldando un corsaro che si era preoccupata di selezionare personalmente. Tra più di mille candidati solo Jack Sparrow aveva sculettato in modo soddisfacente e quindi la Perla aveva sbandierato lo stendardo di Belle, una vagina sopra due ossa incrociate, ed era partita alla volta di arrembaggi e infami ruberie.

Durante la prima missione al soldo della vampira, due suoi emissari a caso, Jean-Claude e un estremamente riluttante Asher, erano stati imbarcati per controllare il capitano.

Naturalmente non avevano controllato un bel nulla. Jean-Claude aveva passato metà del viaggio in cabina, impegnato a difendere la propria virtù dai pressanti attacchi della ciurma, metà della quale lo credeva una donna mentre l’altra metà non faceva discriminazioni di sorta. Intanto Asher era a novanta gradi, una delle sue posizioni preferite se non fosse che era impegnato a vomitare sangue fuori dal ponte.

Una sera però, graziati dalla bonaccia, una voce roca e molto sexy li aveva attirati, come falene verso la luce, nella cabina del capitano.

Il comandante in seconda li aveva trovati ubriachi fradici, una mezz’ora prima dell’alba, che cantavano tutti insieme “15 froci in una cassa da morto, ohhhhohohhhhhh, e una bottiglia di rum”. Avevano fatto giusto in tempo a portar via i due vampiri prima che potessero essere inceneriti dal sole, mentre il capitano schiamazzava urlando e toccando il culo ai suoi due nuovi amichetti, a loro volta deliziati dalle sue fini maniere da troglodita.

Era stato l’inizio di una grande amicizia, quantomeno la versione bellemortiana di una grande amicizia, quindi comprensiva di manifestazioni d’affetto che andavano leggermente oltre al classico bacio sulla guancia.

Belle aveva approvato: Jack Sparrow non era una donna, aveva un bel culo, lo sapeva muovere e le aveva insegnato qualche nuova bestemmia, cosa che faceva sempre comodo. Per di più da quando la Perla scorrazzava per mare in suo nome, i dobloni non scarseggiavano mai, gioielli e pietre preziose abbondavano, il lubrificante scorreva a fiumi e la sua residenza era piena di uccelli esotici. Bei manzi color caffellatte che sapevano a malapena parlare, requisito quanto mai gradito, riempivano i suoi boudoir e variopinti pappagalli svolazzavano nella hall. Questo in realtà non le faceva troppo piacere: quei dannati volatili cagavano dappertutto e la sua adorata Musette ne aveva adottato uno che si era tramutato nella perenne appendice della sua spalla destra. Il fottuto pappagallo per di più blaterava incessantemente ripetendo come un eco le ultime parole della padrona. Belle stava meditando di spennarlo e farselo arrosto quando successe qualcosa di imprevisto.

Già da tempo la Disney inseguiva Jack per il sequel di “I pirati dei Carabi: ai confini del mondo”, proposta immonda e commerciale che il pirata, da animo puro e innocente qual’era, aveva prontamente rifiutato, probabilmente in preda all’ennesima sbronza. Il perfido Walt, mentre Jack si sollazzava a Parigi, gli aveva trafugato la Perla, parcheggiata nella Senna sotto Notre Dame, ovviamente in doppia fila e gli aveva mandato un ultimatum: o firmava il contratto o perdeva la nave.

Fu lui stesso ad avvertire BelleMorte del problemino e la donna, quanto mai pratica, aveva risolto a suo modo la cosa: aveva stecchito Jack trasformandolo in un non-morto sicura che la pedofila Disney non sarebbe mai arrivata ad assoldare un vampiro nelle sue fila in quanto progenie del diavolo. Certo, non conosceva ancora Twiligth e il pluri-ripetente Edward e, nonostante i suoi 3.000 anni conservava le sue pie illusioni e pensava che i vampiri DOVESSERO essere cattivi, ma comunque lo stratagemma funzionò. Jack riebbe indietro la nave e l’unica conseguenza per lui, in realtà tremenda, fu quella di doversi abituare a sorseggiare ogni tanto il suo rum preferito invece di tracannarne barili interi. Ovviò al problema sostituendo l’acool con la droga pesante e accontentandosi di sniffare rum pampero.Tanto era già deciso che ben presto Belle lo avrebbe trasformato: aveva ancora troppe cose da rubare e sapeva che una vita sola non gli sarebbe bastata. Quel momento era solo giunto prima del previsto.

Ma nessuno, né tantomeno Asher o Jean-Claude avrebbe dovuto saperlo. Questo era il patto. Dio solo sa perché.

E così Legolas era rimasto a Bosco Atro, Kiera Knightley aveva rifiutato con una scusa, il sequel non si era fatto, e per tutto il mondo conosciuto Jack era sparito ai confini del mondo. Asher aveva alzato una spalla e Jean-Claude aveva pianto un po’. Jack era diventato il suo fornitore ufficiale di kajal e non era riuscito a trovare un adeguato sostituto, ma alla fine se ne era fatto una ragione.

Jack e Jean-Claude si erano rincontrati anni dopo, in circostanze ben peggiori.

Jack continuava a fare scorrerie con la Perla, tramutata in nave fantasma, per conto di Belle e di altri rappresentanti del Consiglio. Un giorno si trovava ospite nella residenza di Morte d’amour che apprezzava particolarmente la sua presenza: era l’unico che non era disturbato dalla loro natura in quanto li considerava sempre allucinazioni da abuso di droghe. Schivava giusto Yvette perché era una pezza da piedi e aveva la faccia come il culo, quindi era giusto snobbarla, ma per il resto non faceva un plissè a qualunque putrefazione e marciume di sorta. Così, giusto per premiarlo, Mr. Morte gli aveva fatto trovare un regalino in camera da letto.

Dapprima, alla vista del giovane uomo nudo incatenato, Jack si era lamentato un casino perché si aspettava una partita di coca o almeno una libbra di marijuana, poi quando si era accorto che il povero paria era Jean-Claude si era messo a ridere.

“Cazzo Jean! Sei sempre il solito! Non ti si può lasciare un attimo da solo che uno ti ritrova nudo e in catene!”

Jean-Claude l’aveva guardato con occhi fuori dalle orbite. “Jack Sparrow? Ma non eri morto?”

"Capitan Jack Sparrow, se permetti!"

L’altro gli aveva risposto con un sorriso, stando al gioco."Non vedo la vostra nave, Capitano."

"Sta facendo il tagliando, guarda un po'!”

Subito dopo si erano abbracciati, avevano parlato, si erano truccati a vicenda e avevano spettegolato su tutto e tutti.

“E di Asher che mi dici?”

Jean-Claude piangendo gli aveva raccontato la sua triste storia infarcendola di tutti i particolari più orrorifici e deprimenti mentre il pirata sghignazzava senza pietà.

Il vampiro, abituato alle reazioni inconsulte del capitano, asciugatosi le lacrime concluse. “Non so se é pazzia o vero amore."

Jack, oramai, rideva fino alle lacrime, col mascara e il sangue che gli rigavano le gote. "Impressionante quanto, nel tuo caso, questi due tratti coincidano..." e poi l’aveva abbracciato, l’aveva stordito di stupefacenti e barbiturici e gli aveva fatto passare delle ore memorabili, promettendogli di rivederlo quanto prima.

E così, almeno una volta al mese, Jack andava a trovare Morte d’amour e si faceva assegnare i servigi di Jean-Claude, assicurando al Sire che nessuno l’aveva mai truccato così bene.

Belle però l’aveva presto scoperto e dietro minaccia di disintossicazione forzata il pirata aveva dovuto abbandonare i suoi randevous con l’amico; non aveva potuto neanche dirgli addio.

E Jean-Claude era rimasto di nuovo senza kajal.


venerdì 21 maggio 2010

Supernatural Activity - Capitolo 5 - Io Tarzan, tu Jane!

Riassunto delle puntate precedenti:

Jean-Claude, vampiro superfico ma sfortunello, ha deciso di impiegare la pausa di riflessione donatagli dalla sua principe piangendo sulle sue sfighe.
Dopo tre giorni di pianto continuo, Bellemorte, stanca dei suoi lai strazianti e soprattutto degli inattesi effetti collaterali sulla sua libido, decide di consolarlo a modo suo e di stimolare, oltre alle sue zone erogene, anche le sue capacità imprenditoriali.

Scopriamo così che Jean-Claude, da grande, vuol fare l'impresario teatrale...



Un suggestivo tramonto rosso fuoco colorava quell’angolo di inferno che, fino a poche ore prima, brulicava di sbraitanti mannari che si lanciavano da un'impalcatura all'altra.
Jean-Claude non aveva un grande polso con la plebe, anche perchè la puzza di sudore e aglio, insieme ai petti villosi dei muratori, gli ricordavano troppe serate sfortunate e il vampiro rischiava ogni volta di mettersi a piangere. In realtà se l'era cavata decentemente per i primi tempi: nemmeno uno pseudoliberal pre-obbama peace & love come lui credeva ancora alle favole comuniste sugli elettricisti che fanno semplicemente il loro dovere, quindi tra un pompino (quei rudi scaricatori di porto nerboruti in fondo erano una buona cena…), un'ipnosi di massa e dei sani calci in culo aveva avviato i lavori.
Quando però Mason, alfa delle scimmie mannare, aveva alzato il prezzo delle normali tangenti, pretendendo la maternità pagata per tutti i suoi uomini, Jean-Claude era corso a chiamare Musette, che con certa feccia ci sapeva fare molto bene. Il sindacato… che branco di mafiosissime serve scansafatiche! Per fortuna un paio di scotennamenti pubblici e una crocifissione a testa in giù avevano alzato la produttività, e così dopo una due tre quattro cinque sei sette settimane il piccolo teatro cominciò a navigar. Ormai era fatta e non si poteva più tornare indietro, al dignitoso ritrovo di colti borghesi che bramavano semplicemente un Pellico ben recitato e forse un Goethe per il venerdì emo.
La prima volta che Jean-Claude aveva messo piede lì dentro era rimasto inorridito: neanche una stampa pornografica, solo tendaggi grigioverdi e un sobrio arredamento di gusto classico. Dopo un attimo di terrore al pensiero che Belle volesse farlo diventare rispettabile o volesse solo prenderlo per il culo, iniziò a chiedersi come trasformare quel luogo da suora a sua immagine e somiglianza. Guardandosi intorno scovò varie cose non da buttare: un discreto numero di candelabri d’argento di forma sufficientemente fallica, alcuni arazzi a stampe lemon-dark e alcune poltrone talmente morbide che sembrava di essere avvolti dall’abbraccio di una gigantesca puttana per il ridotto. Mancavano soprattutto pizzi e pelle, e sloggiare con l’idrante le bande di vecchi che infestavano il locale: Jean-Claude spolverò un po’ di lotta di classe per darsi coraggio, e decise che i finti intellettuali che osannano Accattone o altra noia erano da reprimere al pari dei poveracci che non mettono neanche un vestito nuovo per uscire. La compagnia, infine, fu purgata di chiunque non fosse bello bello bello in modo assurdo.
E Jean-Claude aveva iniziato a prenderci gusto. Aveva addirittura suggerito a Musette di assumere un bel po’ di mannari per velocizzare i lavori con un po’ di forza sovrannaturale, attirando anche alfa importanti come Mason con promesse di pettegolezzi preziosi e impegno a rispondere con risatine frivole ai pizzicotti sul culo.
Certo, le scimmie mannare erano rimaste molto male nello scoprire che sui vampiri non crescono banane, ma si erano consolate in altri modi; insomma, l’opera procedeva bene e Belle gli aveva lasciato davvero tempo libero e soldi. Quasi andava d’accordo persino con Musette, che apprezzava la sua voglia di lavorare, e non era raro vederli in mezzo ai lavori a discutere di arredamento e di opere prime.
“La riflessione sulla vagina è talmente originale che non darle spazio sarebbe ipocritamente inutile, non trovi caro?”
“Naturale, naturale. Ma pensi più alla pittura o ai Monologhi?”
“Forse la scultura sarebbe più appropriata, o perchè non tutte e tre? Bisogna scovare qualche artista innovativo…”
“Ah, la vera arte non può non partire dal femminino sacro, per questo preferisco le donne; per fortuna in molti lo capiscono e avremo l’imbarazzo della scelta: potremmo chiedere a Charlotte di Sexcity per evitare gli imitatori scarsi dei primi maestri”.
Il vampiro si era pure preso una rilassante pausa di riflessione fuori dai piedi del suo stronzissimo ex fidanzato, ma era toppo bello per durare.
Disgraziatamente, era proprio Asher a controllare le influenze di legge e burocrazia, e Musette si era rifiutata categoricamente di occuparsi di permessi, e più in generale di mostri. “Ma che sei scemo? C’ho scritto gioconda in fronte? Hai bisogno la balia asciutta? Bè, non sono io, stronzetto, quindi arrangiati!” gli aveva gentilmente fatto notare.
Jean-Claude aveva piagnucolato che stava cercando di disintossicarsi, e che Asher era cattivo con lui, al che l’arcontessa aveva perso la calma per la quale andava famosa: “Avete rotto il cazzo! Siete due minorati mentali scappati da un asilo, buoni solo a scopare e fracassare i maroni. Adesso ti faccio crescere io, arrogante coglione” aveva urlato istericamente prima di dargli una sonora ripassata e abbandonarlo in mezzo al teatro.
Jean-Claude si era seduto mogio con la coda tra le gambe a prepararsi al peggio, quando Asher entrò circonfuso di luce in un vestitino supersexy esclamando “Stavate parlando di me? Un uomo chiamato contratto! Vivo per vendere, vendo per vivere”.
Jean-Claude rimase completamente senza fiato ad affogare nella sua bava mentre Asher si guardava intorno senza fretta, facendo il figo. Alla fine, soddisfatto delle vibrazioni sottomesse inviategli dal proprietario del teatro, si degnò di esprimersi. “Uhmmmsì, accettabile. Certo, quel sipario azzurro è scialbo come i tuoi occhi… ci vorrebbe qualcosa che si intoni di più alle poltrone nere, come ad esempio un bel rosso intenso.”
Jean-Claude si affrettò ad annuire e a firmare i documenti, fissando l’altro con occhioni da mucca: il rosso era il colore preferito di Julianna, e qualche volta si domandava se Belle non avesse ragione a darle della troia volgare. Quando fece per restituire I fogli, Asher gli rivolse un sorriso crudele “Tranquillo, ho già falsificato la tua firma, non mi servi a niente”.
“Ma allora sei venuto a vedere il mio teatro?” squittì Jean-Claude.
“Veramente la logica direbbe di sì, ma il copione dice che ti volevo solo strusciare il naso nei nostri ricordi dolorosi. Ora torno da Maruska, addio” salutò l’altro, lasciando il suo ex a frignare e a meditare oscure trame.
Per un po’ il tempo trascorse senza ulteriori scosse. Mancava poco alla riapertura e Musette faceva elenchi di spogliarellisti che avrebbe voluto vedere esibirsi. Era già notte fonda, e Jean-Claude in crestina di pizzo e grembiulino, calze a rete con reggicalze e ovviamente niente mutande stava laccando d’oro gli stucchi di una statua insieme a una scimmia nottambula quando comparve Musette in vestaglia di seta che apostrofò il mannaro: “Si può sapere che cazzo state facendo?”
“Dipingo statue con fernovus antiruggine e Jean-Claude mi aiuta a lucidare i posticini particolari, signora.”
Musette rispose con un sorrisetto. “Bravo, Jean-Claude, bravo… sapevo…”. Non riuscì a finire la frase che un fracasso terribile invase il teatro insieme a una nube di calcinacci. Le poltroncine schizzarono in aria, come le acque separate da Mosè, spinte dall’irresistibile forza di una prua uscita dalla Senna: “Corpo di mille balenacce morte, cosa vedono I miei occhi di pirata? Una vecchia baldracca con dei vestiti addosso. O forse due! La Perla Nera è in porto, vili canaglie!” biascicò un nuovo vampiro strafigo caracollando instabilmente giù dalla barca.
Jean-Claude fece un inchino molto grazioso per chi gli stava dietro, ricambiando il saluto del suo amico: “Ti stavo dando per disperso, brutto comunista drogato senza permesso di soggiorno. Vi saluto, Jack Sparrow” prima di gettarglisi tra le braccia aspettando la risposta di rito.
“Capitan Jack Sparrow se non vi dispiace” rimarcò infatti l’uomo dai lunghi rasta limonandolo un po’, prima di tirare una lunga boccata da una pipa che teneva appesa al collo.
E l’ottima acustica del teatro sottolineò mirabilmente gli acuti di Musette su “Bestemmia andante in fa maggiore”.

lunedì 17 maggio 2010

Supernatural Activity - Capitolo 3-4 - Son tutte Belle le mamme del mondo...

Riassunto delle puntate precedenti:
Belle ha negato a Jean-Claude, suo ex-figlio prediletto appena uscito da un giro perso a Dire-Fare-Baciare-Un secolo di sevizie aggratis, il permesso di mollare la sua corte e unirsi ai Sex Pistols del kiss di London. Ma la principe, nella sua infinita generosità, concede a Jean-Claude una settimana di tempo per fare tutto quello che gli pare e, poichè ha fumato un bel po' di ganja, estende il dono anche ad Asher, vampiro ex-amante di Jean-Claude intrappolato per sempre in un giro di Dire-Fare-Baciare-Tortura con l'acqua santa. I due colpiti da tanta generosità mettono a frutto la settimana facendo quello che sanno fare meglio. No. Non succhiare, bensì macerarsi nel loro dolore...

Colonna sonora

Tre giorni.
Jean-Claude li aveva passati facendo jogging tra la tinozza da bagno, la sua bara preferita e il letto.
Nel percorso faceva tappa davanti allo specchio e controllava le borse sotto gli occhi: erano da spesa all’ipermercato. E piangeva. Ogni tanto contava i suoi abiti nell’armoire, arrivava alla mise che indossava la sera dello stupro. E piangeva. Poi si tirava la coperta sulla testa. E piangeva. Era troppo corta.
In pratica la sua unica attività negli ultimi tre giorni era stata quella di piangere. Le macchie di sangue sulle lenzuola di seta non sarebbero mai venute via, neanche col vanish. Sicuramente Musette si sarebbe lamentata procurandogli un appuntamento nella sala delle torture. Sala delle torture senza Asher. Jean-Claude pianse nuovamente.
Perché non poteva restare altri cent’anni nella sua comoda baretta? Perché non poteva festeggiare l’alba con una bottiglia di champagne per finire spazzato via dalla scopa di Musette? Perché doveva continuare a sopportare questa non-vita priva di dignità? Perché questo accanimento terapeutico?
Il vampiro si rialzò per l’ennesima volta dal suo letto ed entrò in bagno. Si guardò nello specchio cercando di farsi coraggio.
“Punti positivi: sono un vampiro strafichissimo, ho l’ardeur ed è una roba di classe perché ce l’abbiamo solo io e Belle. Lighy non conta per morte eterna sopravvenuta. Mamy è un po’ tanto stronza, ma in fin dei conti mi vuole bene o sarei già polvere sul pavimento da mo'. Adesso sono libero e posso ridere in faccia a tutti quelli mi hanno preso per il culo alla lettera e non. Il mio ex-ragazzo ha delle cicatrici tremendamente sexy. Tre giorni fa abbiamo fatto sesso per la prima volta dopo cento anni, vorrà pure dire qualcosa.” Un timido sorriso gli illuminò il volto stanco. “Punti negativi: sono troppo strafico e sono stufo di essere considerato un uomo oggetto, oltre al mio culo c’è di più. L’ardeur è un tantino esigente e sto andando in crisi di astinenza da capre. Mamy è così stronza che mi puo’ rimettere a fare il puttano e la mia fine sensibilità non lo sopporterebbe. Il mio ex-ragazzo si considera un fenomeno da baraccone e tre giorni fa mi ha stuprato. Vorrà pure dire qualcosa.” I suoi occhi si riempirono di lacrime sanguigne. “E ho finito il mio bagnoschiuma preferito!” Jean-Claude ricominciò a piangere.

“Ah. Ah. Ah.” Bellemorte ansimava non troppo convinta. Ogni gemito corrispondeva esattamente a una crepa nel soffitto. Merde, era ora di rinnovare la doratura.
“Ti è piaciuto Mia Signora?” le chiese con sguardo adorante il licantropo che aveva appena finito di pomparla vigorosamente.
La vampira lo fissò come se lo vedesse in quel momento per la prima volta. “Cosa? Chi? Oh, Maurice!” Un sorriso ammaliante le si dipinse sul volto e la sua voce si abbassò automaticamente di un’ottava passando al sexy-mode. “Ovvio che mi è piaciuto, sono Bellemorte la Dea del Sesso, come potrebbe essere diversamente?” Mentre pronunciava queste parole la donna premette un pulsante nascosto in un fregio della testiera del letto orgy size in cui, improvvisamente, si aprì una botola. L’ignaro Maurice scomparve immediatamente nelle sue profondità con un lungo grido.
Belle sospirò, stringendosi il dorso del naso tra due dita, poi, dopo un lungo sbadiglio, agitò una campanella in cristallo appoggiata sul comodino.
Una porticina si aprì nel trompe l’oeil della parete di fronte. “Mi dica Signò.” Fece Musette inchinandosi al cospetto della sua Signora e padrona.
“Musette qui non si puo’ andare avanti. Sono tre giorni che ho il mal di testa e non riesco a godere. Capisci? IO! BELLEMORTE! Io non riesco a godere!!!
“Inconcepibile nostro Uterus Maximus. Porto Arturo?”
“No, non ne ho voglia.”
Musette fissò la padrona come se le fosse cresciuta una seconda testa sul collo, le lacrime agli occhi e il labbruzzo tremolante.
Belle tossicchiò imbarazzata, improvvisamente interessata alla sua french manicure. “E’ tutta colpa di Jean-Claude, tutta colpa sua. I suoi lai strazianti mi danno l’emicrania e mi impediscono di concentrarmi, il mio ardeur sta alzando bandiera bianca e la mia libido è allo stremo! Non ne posso più!!!”
Gli occhi di Musette si illuminarono. “Lo termino?”
Belle sembrò considerare per qualche secondo la proposta e poi scosse la testa. “No cara, voglio dargli ancora una possibilità. Non l’ho prestato a Tizio e a Caio per cent’anni per farmelo terminare tre giorni dopo. Ho un secolo di orgasmi arretrati, ci penso io. Tu piuttosto preparami due pasticche di LSD e occupati di Maurice.
“Lo termino?” Ci riprovò Musette con un filino di bava alla bocca.
Belle fece un pat pat sulla parrucca della sua arcontessa, aggiungendoci un grattino dietro le orecchie.“Ovviamente! Non può spargersi la voce che non godo. Che ne sarebbe della mia base di potere?” Musette si fregò le mani contenta e sparì strisciando all’indietro, ancora genuflessa, nella sua porticina.

Allacciato al suo cuscino con l’anatra zannuta di peluche a scaldargli la pancia, non sapeva quanto tempo fosse trascorso, quante ore; giorni forse.
Una secchiata d’acqua gelida lo prese sulla schiena, rovinandogli la messa in piega e facendolo alzare di botto, una volta tanto sul piede di guerra.
“Che cazzo vuo-“ Il vampiro si fermò arrossendo e imparpagliandosi nelle parole, alla vista della sua Sourdre de sang che lo fissava, ancora col secchio in mano, in realtà con un’espressione vagamente bonaria negli occhi color dell’ambra.
“Che cazzo voglio? Ma ovviamente il tuo Jean, che mi manca da troppo tempo oramai.” Cinguettò lei dandogli al contempo un’affettuosa strizzatine nelle palle, giusto per dar maggior enfasi alle sue parole.
Jean-Claude si rabbuiò subito, mettendosi a sedere sul letto e voltandole le spalle. “Ecco, lo sapevo, sei qui solo per il mio corpo.”
Belle si mise a sedere accanto a lui, stringendoselo amorevolmente al seno e ravviandogli i capelli scarruffati.
“E per cosa dovrei esserci, caro il mio emo-vampirino? Per i tuoi pianti? E non guardarmi come un idiota.”
Il vampiro tirò su col naso rumorosamente. “Ma io sono tantoooo triste!”
“E io sono tantoooo stufa.” Lo imitò Belle pulendogli il moccio con la sopragonna. “Indovina chi vince tra noi due?”
“Avevi detto che potevo fare quello che volevo.”
“Certo!” Esclamò lei passando ad acconciargli i capelli in treccioline. “Per una settimana! E quello che volevi non contemplava il piangere! Dovevi volere quello che volevo io!”
I due si guardarono in silenzio per qualche secondo.
“E tu cosa vuoi Belle?”
La vampira si grattò la parrucca un po’ indecisa. Poi si mise a rovistare sotto le crinoline tirandone fuori un copione intriso di lacrime. “Ummm…fammi leggere la fanfiction. Prologo…cazzi in culo…litigi…pianti…sguardi gelidi…ah, ecco! Sesso ovviamente.”
“Ovviamente…” Jean-Claude lo disse alzando gli occhi al cielo e raccomandandosi alle divinità protettrici dei vampiri strafichi troppo dotati in arti amatorie. “Qualcuno deve parlare con Morgana71, non c’è dubbio.”
“Non ora però.” Disse Belle fissandolo con sguardo freddo.
“Nooooo! Lo sguardo freddo no! Non bastava Asher, ora anche tu?”
La voce di Belle si fece carica di potere e di una mal dissimulata crudelissima malizia femminile. “A mali estremi estremi rimedi…se non funziona la tortura perché ti piace non mi lasci altra scelta…”
Jean-Claude sospirò. Uno di quei sospiri tremuli che fanno palpitare le ciglia e che sono tanto sexy.
Belle si leccò le labbra, riprendendo nuovamente a trastullarlo in una replica automatica della sua collezione di Non più vergini zannute con bambino. “Senti tesoruccio mio, dolcissimo babà di Belle tua, cucci-cucci della mamma, diciamoci la verità, il tuo pianto mi disturba e mi disconcentra e mi sta dando alcuni…” A questo punto Belle tossicchiò e inaspettatamente arrossì. “Ehm..problemucci che adesso non mi sento di discutere con te. Ma soprattutto sono stufa di passare le serate a giocare a scacchi live con Morte d’Amour. Quando lo metto sotto scacco si putrefà per la rabbia e mi rovina i vestiti. E’ la decima crinolina che butto, mica pizza e fichi?”
Il vampiro sospirò nuovamente, reattivo come un topo morto sa essere. “E allora?”
“E allora sei rincretinito come Pamela in un libro di Liala? Datti una mossa! Sei libero, bello, puoi scopare con chi vuoi, ergo con me, e soprattutto non voglio vederti in giro a strascicare le ciabatte!”
“Ma io non porto ciabatte!” Replicò l’altro, finalmente colpito nel vivo. “Non sono sexy!”
“Fanculo Jean-Claude, era una metafora! Trovati un lavoro! Sei la puttana migliore d’Europa, dopo di me si intende, e adesso non devi neanche battere in strada. Anzi! Non devi neanche battere! Hai la mezzana più carina del mondo: che sarei io".
"Ma… tu avevi detto solo cento anni" balbettò lui già con le lacrime già fuori dalla tasca che tra parentesi non aveva.
"Lo so cos'ho detto, ciccino. Era solo per vedere che faccia facevi, no? Vuoi vendere caldarroste? Vuoi pulire i pavimenti? Vuoi coltivare patate? Basta che lo dici e soprattutto che la finisci di frignarti addosso come un bimbominkia del cazzo. Altrimenti la pettinatura a schiaffo te la faccio io. A taffoni!”
Il vampiro rimase in silenzio qualche secondo e poi rispose con una vocetta tremula da bimbo piccolo. “Ma ho finito il mio bagnoschiuma idratante preferito!”
“Il bagnoschiuma non l’hanno ancora inventato.”
“E il dvd sì?”
“Touchè, fattelo ricomprare da Musette e non se ne parli più.”
“Però…” E qui gli occhi di Jean-Claude si colmarono di nuovo di lacrime.
Belle sospirò immaginando dove voleva andare a parare il suo figliol prodigo. “Asher. Gratta, gratta e si arriva sempre ad Asher.”
“Non mi vuole più. Buaaaaaaaaaaaa!”
Belle continuò a riempire la sua sconsiderata progenie di coccole, sperando così di tappargli la bocca. “Non ti vuole più? Ma hai la presenza di spirito di un ocarina!!!! Quello ti stupra dopo un secolo che non ne dà a nessuno e per te non significa niente?”
Jean-Claude la fissò a bocca aperta e con occhi a cuoricini. “Era il suo primo stupro? Davvero-davvero?”
Belle gli diede incoraggianti pacche sulla schiena. “Sì mio caro, ha stuprato solo te. Non ne sei orgoglioso?”
“Solo un idiota lo sarebbe.”
“Appunto!”
Jean-Claude si alzò battendosi fieramente il petto. “E’ vero! Sono libero, posso scegliere cosa fare della mia vita e avrò di nuovo il bagnoschiuma! E ho un posticino tutto speciale nel cuore del mio ex.” Concluse risedendosi e riannidandosi soddisfatto tra le tette di Belle.
“Specialissimo! Altri duecento anni ed è tutto tuo!”
“Mi sento meglio.”
“Sono contenta. Soprattutto che hai smesso di guaire.”
Il vampiro si sistemò più comodamente contro la sua master, facendo le fusa. “Puoi continuare a farmi le carezzine sulla schiena? Mi piace…”
“Se vuoi ti rimbocco anche le coperte, vuoi mica il ciuccio?”
“No, ti prego! Non chiamare Arturo che mi si sloga la mascella!”
“Scherzavo, tontolino che non sei altro!”
I due si scambiarono tenerezze varie in silenzio.
“E ora che si fa?” chiese Jean-Claude tra un ron ron e l’altro.
“Bè…è un capitolo intero che non facciamo porcate…lo sai com’è…”
“Sì. Lo so com’è!” Sbuffò lui. “Accidenti a Morgana71!”
Bellemorte lo fissò con sguardo gelido.
Ma nonostante la premessa il vampiro si diede anima e corpo. Si nutrì della sua Master, e lei di lui, come affamati dopo secoli di dieta forzata, fondendo i loro demoni l’uno con l’altro come cioccolatini al 70% di cacao.
Mezz’ora dopo Musette stava sferruzzando scaldamuscoli borchiati per la sua Signora e Padrona quando sentì provenire un urlo liberatorio che echeggiò a lungo nei labirintici corridoi dell’augusta residenza.
L’arcontessa rabbrividì estaticamente, beandosi del dolce suono ad occhi chiusi. Le cose cambiano in fretta, pensò, ma certe non cambiavano mai…
Molte urla dopo, un po’ prima dell’alba, uno Jean-Claude sudato e soddisfatto guardava con aria complice la sua Sourdre de sang che fumava un sigaro cubano, finalmente appagata.
“Perché mi fissi con quell’aria ebete?” Gli sussurrò Belle, in realtà molto compiaciuta di se stessa, soffiandogli in faccia cuori di fumo.
“Credevo ti piacesse che i tuoi uomini ti amassero incondizionatamente.”
Belle continuò a sbuffare fumo, emettendo stavolta grossi falli che andarono prontamente a infilarsi nei cuori. O non erano cuori?
“Jean-Claude. Piccolo mio. Ti conosco da secoli e so benissimo che quanto più la tua espressione è ebete tanto più alacremente pensi. Poi, che tu stia pensando cazzate è fuor di dubbio…”
“Ma Belle!”
“Niente ma. E spara subito finchè mi dura il buon umore post-coitale.”
“Ehm…stavo pensando a quello che mi ha detto prima…” Mugolò il vampiro accarezzando la sua partner con la papera di peluche.
La vampira sospirò. “A cosa pensavi in particolare? Che sei idiota?”
“No. Al fatto che mi devo trovare un lavoro.”
Belle spense il sigaro sulla testa del peluche inarcando un sopracciglio all’indirizzo di Jean-Claude. “Bene, bene, bene. Quanta voglia di fare! Se non ne fossi sicura al cento per cento direi quasi che non potresti essere della mia linea di sangue, nota schiatta di perdigiorno fancazzisti. E hai già qualche idea?” All’improvviso le delicate sopracciglia della donna si trasformarono in un sopracciglio monolineare stile Elio e le storie tese. La temperatura scese in picchiata e lo sguardo della vampira si fece…ehm…gelido. “Aspetta! Mica vorrai dirmi che c’hai pensato mentre scopavi con me?”
“Nononono! Ma cosa dici mai! Come potrebbe un qualsivoglia vampiro con un minimo di testosterone nelle vene-“
Belle sbuffò. “Vabbè basta leccate. Parla.”
“Ho deciso di coltivare patate.” Fece l’altro tutto orgoglioso.
“Prego?”
“Vorrei fare il contadino, mettere su una fattoria, sai le mie radici…”
“Eeeeeeeeeeeeeeek!” Urlò Belle maledicendo dei ed eroi, cani e gatti ed entrando in crisi di astinenza. “Io ti do una fantastica opportunità e tu mi vuoi fare lo zappaterra? Ma ci faccio una zuppa con le tue radici!!!!”
Il vampiro si mise a ridacchiare.
“Ma dai Belle, mi ci vedi con le unghie sporche di terra? Stavo scherzando!”
Belle comincio a contare le posizioni del kamasutra per calmarsi e arrivata alla 69 esalò un lungo respirò. Poi mollò uno schiaffone al fanciullo impertinente meditando di fargli ingoiare la papera.
“Jean-Claude? Ti volevo di nuovo vivace, ma adesso stai esagerando. E allora sentiamo, cosa vorresti fare quando non scopi con me?”
“Vorrei un locale tutto mio.”
“Ummm…un locale.” Gli occhi di Belle si fecero calcolatori diffondendo nella stanza una tenue luminescenza verde dollaro. “Mi piace! E ho persino già in mente cosa assegnarti!”
“Davvero?”
“C’è un tugur-Cioè, una romantica costruzione diroccata che con la tua ferrea conduzione e il tuo gusto innato per l’obbrobrio potrebbe rinascere a nuova vita.”
Jean-Claude incrociò le braccia. “Non voglio amministrare un bordello!”
“Ma che bordello e bordello! Sei troppo puttansuora per amministrare un bordello. Ti darò un teatro!”
“Un teatro?”
“Oui, ti piace?
Il vampiro chiuse gli occhi e cominciò a declamare in bello stile Vittorio Gassman legge il menù. “Quanto è magico entrare in un teatro e vedere spegnersi le luci. Non so perché. C'è un silenzio profondo, ed ecco che il sipario inizia ad aprirsi. Ed entri in un altro mondo.”
“Si vabbuò. Vedi di non farmi il Requiem della situazione e di tirarci fuori qualche soldo che sennò ti mando a zappare patate sul serio.”
“Come desidera la mia signora. E adesso?”
La vampira gli soffiò nell’orecchio graffiandogli il petto. “E adesso manca più di mezz’ora all’alba. Datti da fare che sono in arretrato!”
Jean-Claude prese aria e si rituffò sotto le lenzuola.

martedì 11 maggio 2010

Supernatural Activity - Capitolo 1 - Resto o vado via?


Riassunto delle puntate precedenti:
Jean-Claude è un vampiro che ha tradito il suo principe, la divina Bellemorte, per poter scorrazzare libero e bello col suo amante Asher e la di lui serva umana Juli. Lasciati soli per motivi tutti da verificare, i due sono incappati nell'inquisizione lasciandoci, Juli le penne e Asher mezzo corpo corroso e sfigurato dall'acqua santa.
Per salvarlo Jean-Claude torna da Bellemorte e si prostra ai suoi piedi per negoziare il suo aiuto. Lei accetta, ma non aggratis: 100 anni di servitù, tortura e dolore alla mercè dei vampiri più depravati della sua corte.
Celebrata la fine del suo secolo da schiavo con una festa a dir poco esagerata, odiato da Asher che gli rimprovera la morte di Juli, Jean-Claude se ne sta rintanato nella sua bara e non vuole più uscirne. Ma Bellemorte lo fa chiamare...



Colonna sonora

Tictictic… l'eco dei tacchi a spillo sul marmo del corridoio gli diedero la nevra: quel bastardo era pure diventato una tacchettina, e questa realtà lo irritava talmente da rinsaldare la sua voglia di sparire per sempre. Adesso riusciva solo a pensare a quanto le cose sarebbero andate diversamente se Belle fosse stata più generosa o più smemorata, e se lo fosse semplicemente scordato in una cassa anche per l'eternità, per quello che gliene fregava. Forse ora non si sarebbe sentito così incazzato.
Gli restava una sola cosa da fare dato che pareva proprio che il suo programma per una volta non avesse subito mutamenti: il pensiero di mandarli a cagare tutti, lanciare un fumogeno e sparire in gloria sghignazzando come un Signore delle Tenebre era quasi incoraggiante. Con un calcio Jean Claude fece saltare il coperchio della sua scatola. Non intendeva farsi trovare ancora in pigiama perché Asher l'avrebbe sicuramente picchiato e per una volta non ne aveva voglia. Non avrebbe avuto il tempo di fare un bagno, ma la bara a lavaggio automatico aveva provveduto durante il giorno; quindi scelse il suo vestitino più sexy che, non essendo mentecatto, aveva evitato di indossare la sera prima e cercò di sistemare la pettinatura afro che gli faceva male da quanto era brutta. Era bellissimo. Doveva esserlo. Perché voleva sbatterlo in faccia a tutti gli stronzi che l'avevano maltrattato. Era mai stata una scelta intelligente? Adesso se lo domandava seriamente.
Asher finì di percorrere il corridoio con un'espressione da Miglio Verde, evitando per un pelo l'onda di sangue proveniente dallo scarico della bara lavatrice e Valentina in triciclo che ululava Redrum, e spalancò la porta giusto per farsi spaccare in testa il coperchio della bara.
"Opsss, avevo paura che fosse un ladro!
“Forse in questi anni te la sei spassata talmente tanto che non vedi l‟ora di ripetere l‟esperienza, Jean Claude...” La voce di Asher risuonò nella stanza, inviperito come una biscia.
Jean-Claude ebbe un movimento, come per rompergli in testa anche lo specchio, poi si trattenne perché altri anni di sfiga non era il caso di tirarseli.
“C'è tutta la corte che aspetta i tuoi comodi e Belle è furiosa. Se ti diverti a farti stuprare, sono fatti tuoi; ma farmi fare il fattorino non compete alla mia dignità".
Jean Claude si voltò con un sorriso sarcastico, prendendogli il viso tra le mani come a un cagnolone. “Oh ciccino, ti fanno fare il fattorino invece che lo stupratore… povero… E sei brutto, e sei cattivo, e nessuno ti ama. Secondo me però un po' di sesso sano ti farebbe bene".
Asher fece un salto indietro agitando le braccia per scacciare le mani dell'altro. "Ehi tu porco levami le mani di dosso, capito eh? Non mi toccare più. Ecco, uffa, te ne approfitti già perché ti sei fatto le tue fantasie sceme su ieri sera. Puttana illusa".
Jean Claude lo fissò impietrito. Incredibile, lo aveva detto davvero. Lo aveva fatto davvero. E se lo ricordava ancora dopo un giorno. Insomma… magari con una spintarella… Allora gli dedicò il suo sorriso più sexy e ansioso. “Puoi smettere di rompere le palle, Ashy. Devi solo avere un po‟ di pazienza e tra poche ore mi leverò dalla tua vita; questa volta per sempre, te lo giuro.”
“Non che me ne freghi niente, eh? Ma che cavolo pensi di fare?” Replicò l‟altro scrutandolo istericamente. "Non dirmelo, tanto non lo fai lo stesso"
“No, cioè, tu non puoi capire l'importanza di questa cosa: tutta la nostra vita cambierà se succede questo miracolo grandioso. Oh, ma lo sai cosa mi sono pensato? Eh? Eh? Cioè troppo una cosa figa: vedrò Londra!"
Asher alzò le spalle "Uhm… interessante, ancora non l'avevi vista? Guarda che potevi anche andartene prima, to be honest"
"Ma tu moriiiiviiiiii". L'avrebbe mai capito? Jean-Claude si battè indice e medio sulla piega del gomito, mimando la preparazione di una pera.
"E che palle, quello era lo scopo! Certo che non ne imbrocchi mai una tra morte e depressione, eh?"
"Ashy? F O T T I T I". Ecco, erano cinquant'anni che voleva dirglielo.
Asher lo fulminò con il suo più adorabile sguardo da pazzo sadico ma molto sexy. "Tu per me sei morto quando è morta Giuli!!!"
Jean-Claude sbattè le ciglia un paio di volte causando vortici ascensionali che portarono ad un aumento della pressione barometrica e a un anticipo della primavera. "E tu per me sei morto ieri!"
"E tu per me sei morto mille volte!"
"E tu per me sei morto all'infinito! AhAh! Ho vinto io!
Asher si fece il conto sulle dita prima di ribattere con un trionfante "E tu sei morto infinito alla enne! No ho vinto io!"
"No ho vinto io!"
"Io!"
"Io!" Urlò Jean-Claude cercando di nascondersi dietro una tenda." E non mi tirare i capelli! Eeeeeeeek!"
I passi di Musette risuonarono stanchi nel corridoio nonostante il tacco dodici per sopperire alla bassezza non solo morale. "Siete comunque morti idioti! Lo volete capire o no?" Prima o poi avrebbe cambiato lavoro, pensò l'arcontessa trascinandosi dietro il parco droghe che Belle, era sicura, le avrebbe chiesto al più presto. Avere a che fare con certa gente di sicuro non valeva i benefit.

*****************
La distanza che lo separava dalla grande sala sembrava infinita, e Jean-Claude corse per i corridoi scivolando come se pattinasse, e rigando irrimediabilmente la passata di cera appena data, cantando "Muoviti! A meno tu non voglia fermarti in uno dei nostri angolini, maialino" all'altro vampiro, che seguiva più impettito, poi spalancò le porte e si presentò con una serie di salti mortali fino ad arrivare davanti a Belle. Lei fissò i due uomini inginocchiati ai suoi piedi e tirò una sventola sulle orecchie di Jean-Claude; poi fece per tirare la gemella ad Asher ma si trattenne in tempo e si pulì la mano sul vestito solo per aver avuto l'idea, desiderando come sempre di dargli un pugno e strappargli via la faccia. Sospirò: i maschi si lasciavano proprio incantare dalla prima troia che gliela smollava e diceva Cippicippiammoreammore ai loro merdosi calzini, e in più da soli non sapevano fare niente se non casini irrecuperabili. In più il suo vampiro violamammola aveva la faccia spiritata come se fosse più in para del solito… ah già, la sera prima avevano litigato di nuovo. Che palle… aveva proprio voglia di risolvere la cosa a modo suo.
"Era anche ora, cazzo. Cosa stavate facendo? No, non lo voglio sapere. Sà, vieni figlio mio, metti la tua X sulla ricevuta del tuo debito. Abbiamo deciso di farti la festa."
"Ehm… di nuovo?" il vampiro deglutì.
"Brindiamo al tuo ritorno nella tribù dei vivi. Brindate tutti alla libertà di Jean-Claude".
"Noooo buuuu perché?" si lagnò il coro.
"Perché lo dico io" ringhiò Belle Morte. Il fragore degli applausi superò anche quello udibile a un funerale medio o un atterraggio aeroportuale in Italia.
"Ho detto brindate! E tu sorridi, è un Lafitte 0 rh negativo, della mia cantina personale, goditelo. Musette, piuttosto, è finito?"
"No, mia Signora, respira ancora."
"Oh bene, ne servirà ancora tanto tanto…" sorrise Belle scolandosi un calice dietro l'altro.
"Brindo alla vostra salute, eccellenza" ubbidì Jean-Claude vuotando il bicchiere alla goccia e poi rompendolo sulla testa di Asher, che era ancora inchinato. "Ops…scusa".
Asher si alzò e fece per andarsene, ma Belle non aveva ancora finito "Oh dove minchia credi di andare? Vai nell'angolo e guardaci."
"Che palle, uffi"
"Tieni il mio bicchiere e stai zitto." Poi schioccò le dita rivolta a Jean-Claude. "Che ne dici di un paso doble?"
"Sei molto carina stasera, ma…"
"Ti stai lamentando? Dici che ieri sera abbiamo esagerato?"
"Noooo. Ma quando parliamo dei cazzi miei?"
"Continua così e ti faccio mettere sassolini nelle scarpe, ti tiro i fili dei jabot e ti metto formiche rosse nelle parrucche."
"Str…"
"E ti faccio un buco nella tinozza del bagno. Per non parlare dei cazzi"
"Paso doble? Rumba? Che ne dici di un jive?"
"Un latino-americano basta e avanza. Muovi il culo tesoruccio!"

giovedì 6 maggio 2010

Prologo - E' qui la festa?


Colonna sonora

Jean-Claude si rigirò un’altra volta nella bara, sistemandosi sugli occhi stanchi la mascherina refrigerante e annidandosi come un pidocchio nel rivestimento di cachemire.
Era come se quel giorno durasse da un’eternità e lui fosse rimasto sempre sveglio. Cazzo! Se uno viene infilato nella bara ci si aspetterebbe come minimo di essere lasciati in pace, no? Ogni singolo centimetro della sua pelle urlava lamenti strazianti, in particolare un punto vicino al suo culo.
Sembrava che un calabrone impazzito gli si fosse attaccato addosso e continuasse imperterrito a infilzarlo e lacerargli le carni. Ma neppure in quel caso avrebbe mosso un dito per uscire da lì.
Non era paura, la sua, era scazzo! Aveva superato prove ben più sgradevoli però sempre una per volta e che diamine!!! E quella stronza di Belle che si era pure data da fare per organizzargli il compleanno…come se gli avesse mai fatto piacere dichiarare a tutti i suoi anni…era da quando era stato trasformato che la sua età era entrata nel mistero!!!!
Non ricordava molto della serata, aveva immagini confuse, qualche ricordo a sprazzo. Si era forse fatto di sangue al pejote?
Si ricordava bene di aver letto il copione e di aver fissato Belle negli occhi color dell’ambra.
“Ma che merda di copione è?!" aveva urlato con quanto fiato aveva in corpo nel bel mezzo della sala. "Non è giusto! Ma chi ha scritto questa schifezza?"
"Morgana71, Morgana71!" aveva risposto il coro greco da dietro le quinte.
Con un filo di speranza il vampiro si era rivolto all'Autrice, sbattendo le ciglia, pronto a prometterle qualsiasi cosa. E infatti normalmente la scrittrice si sarebbe commossa davanti ai suoi occhioni blu da cucciolo: solo che, purtroppo o per fortuna, era un pochino impegnata con certe zanne orgasmiche, e riuscì giusto a balbettare "QI formica… gah… segggghhhhuire tramaaahhh".
Desolato, Jean-Claude aveva provato a rivolgersi di nuovo al suo boss, implorando senza convinzione: "Non potete farlo con la computer grafica? Merde! Almeno una controfigura del menga! Pliiiiiis!”
Belle aveva gentilmente risposto che i soldi per gli effetti speciali erano finiti in cose più serie: aveva speso tutto il budget per i falli finti, le fruste e le decorazioni.
Ne ricordava una in particolare: una sobria fontana a forma di uccello non circonciso che eiaculava sangue nel bel mezzo del salone. Nella vasca c’era già qualcuno a farsi il bagno e non era ancora mezzanotte. Per non parlare delle deliziose fontanelle che adornavano qua e là le nicchie di marmo. Belle si era pure disturbata ad appenderci l’avviso “Potabile”! Quella sera il sangue era scorso a fiumi e nel sotterraneo i leccapiedi della master dovevano aver pigiato gli schiavi come nella vendemmia del Bordeaux del 1604! Purtroppo il loro non era stato l’unico sangue versato…
Ricordava lo sguardo malizioso della sua Signora che alzava il calice e brindava alla fine dei suoi cento anni di schiavitù, i mille occhi che lo fissavano delusi, ma che urlavano a gran voce il desiderio feroce di lasciare sul suo corpo i segni indelebili del loro passaggio! Tutti con la penna in mano per fare la firma!
Ricordava il grido di Belle, “Avete tutti le vostre cartelle?”
E poi il ruggito che ne era seguito, di felicità o disappunto ad ogni estrazione. L’ambo erano mani e piedi, il terno viso e petto, la quaterna cazzo e capelli e la cinquina ovviamente il culo. I resti erano il premio di consolazione.
Poi era stato afferrato con forza da un numero imprecisato di mani, possenti come tenaglie, da cui non avrebbe potuto divincolarsi neppure volendo. Qualcuno gli aveva strattonato la testa all’indietro tirandolo per i capelli urlando, “Fanculo alla tombola e ai soliti raccomandati, io non lo voglio solo il pollice!” E il ballo era iniziato...
Non era niente che non avesse già subito, pensò.
Aveva provato anche a dormire, in genere contare i cazzi funzionava….ma al centocinquesimo una colata di pus negli occhi gli aveva fatto perdere il conto, grazie Yvette.
E aveva dovuto iniziare da capo.

Jean Claude si tolse la mascherina e aprì gli occhi.
Il dolore non accennava a diminuire e non capiva il perché. Gli sembrava di avere le mutande infilate nel culo, ma diamine! Lui non ne portava!!! Andò con la mano a tentoni cercando la luce di cortesia.
“Portalo qui, ADESSO! Non mi interessa come e in che condizioni, ma fa uscire quel sorcio dalla sua tana e vedi che sia presentabile. O gli ultimi cento anni gli sembreranno un soggiorno a Versailles rispetto a ciò che lo aspetta. E dammi la mia pipa di crack che mi sono alzata male!!!”
La voce di Belle gli rimbombò nelle orecchie e, improvvisamente, gli sembrò di vedere il suo viso, i suoi occhi infuocati che lo fissavano e sentì la sua mano serrargli la gola.
Mon Dieu! Versailles? Quel lurido buco pieno di pidocchi dai letti troppo piccoli e le cucine piene di brioches? A Jean-Claude si accapponò la pelle
“…Asher, vai tu, così io non muovo il culo e lui soffre di più, tanto è colpa tua gnegnegne!”
Jean Claude si irrigidì.
Asher. Belle doveva essersi già sparata un’endovena di ero.

Lo aveva cercato, ieri, in mezzo a quella massa di individui, sperando di incontrarlo, di parlargli.
Voleva ancora il suo amante, nonostante le prescrizioni dell’analista, ma che diavolo! Era un vampiro di Belle o no? Il suo masochismo andava coltivato, non represso e quindi ci avrebbe riprovato ancora, probabilmente per l’ultima volta; perché, in realtà, non desiderava altro che un pretesto per mandare all’aria il suo piano. Ma per farlo gli serviva lui. Asher.
Sapeva che quella sera non avrebbe potuto esimersi dall’essere presente, Belle non gliel’avrebbe perdonato e l’avrebbe costretto a portare la coda di cavallo. Così, fin dal suo ingresso nella grande sala, prima che il ricevimento si rivelasse per ciò che era in realtà, Jean-Claude non aveva fatto altro che sbirciare negli angoli più nascosti dell’immensa stanza: sotto i tappeti, dietro le tende, sotto i tavoli, in mezzo alle fontanelle, in tutti i suoi posti favoriti. Era passato anche dal loro posticino speciale, la stanza delle torture, ma niente.
E poi alla fine aveva solo cercato di resistere, sperando in una comparsata dell’ultimo momento, ma restare cosciente gli era sempre più difficile.
Una noia!!!!
Nessuno che conoscesse l’uso creativo dei gadgets…
Il sole sarebbe sorto di lì a poco, riusciva a percepirlo, e un senso di sollievo si era già fatto strada tra il dolore e l’insofferenza: ben presto tutto sarebbe svanito e avrebbe potuto ritirarsi nella sua bara, libero e con l’ultima copia di Ratman.
Finalmente, pensò, mentre un sorriso lievissimo gli increspava le labbra gonfie e livide di sangue.
Ma la cosa doveva aver disturbato qualcuno perché, improvvisamente, fu scaraventato per terra e poi risollevato con forza per i capelli, finché non fu in ginocchio. Uno strattone gli tirò la testa all’indietro, e Jean Claude percepì un odore familiare, un respiro sul suo viso: e si irrigidì.
“Apri gli occhi Jean Claude, e guarda in faccia il tuo unico nemico.”
La voce di Asher risuonò come in un sogno. Chi aveva scritto quel dialogo? Lo sceneggiatore di Superman? Una sberla formato famiglia gli colpì la guancia con tale violenza che solo la presa sui capelli gli impedì di accasciarsi al suolo.
“Che c’è, mon cher? Non sorridi più? Non sono dunque degno della tua attenzione, al pari di tutti gli altri gentiluomini ai quali ti sei concesso con tanta arrendevolezza?”
Jean Claude aprì gli occhi. “Cazzo! E ti c’è voluto tanto? E tutta la sera ti aspetto!!!”
“Sei la solita cagna.” Sputò Asher.
A queste parole l’altro ebbe quasi un orgasmo.“Mon chardonnoret finalmente! Dopo cent’anni un complimento!”
“Mi fai solo schifo.”
“Mon Dieu se continui così vengo. Non vuoi che duri almeno un po’?” Sospirò Jean-Claude completamente immobile, in attesa.
La mano che ancora lo attanagliava si allentò lentamente trasformandosi in una delicata carezza, e la figura si sollevò per posizionarsi alle sue spalle.
Una presa fortissima gli serrò la gola costringendolo a piegare indietro la testa, mentre qualcosa di freddo e ruvido gli si saldava alla schiena.
Jean Claude richiuse gli occhi, soddisfatto, mentre una lacrima scivolava rapida sulla sua guancia.
“Allora abbiamo fatto la pace Ashy!”.
Una voce fredda come il ghiaccio lo sferzò più bruciante del cazzo che si ritrovò improvvisamente nel culo. “No, volevo solo scopare, non mi andava di fare il diverso.”
E poi tutto si spense.
Merda. Quella stronza di Belle aveva risparmiato pure sulle candele.
Jean-Claude sospirò al ricordo e finalmente riuscì ad accendere la luce di cortesia.
A quel punto afferrò quel qualcosa che offendeva le sue tenere carni e lo osservò sfoderando i suoi occhioni blu notte.
“Aghhhhhhhhh! Chi ha messo uno scorpione nella mia baraaaaaaaa!!!!”

martedì 4 maggio 2010

"Supernatural Activity": di nuovo in pista!!!!




Ed eccomi di nuovo con un altro delirio...
Stavolta ho sposato la massima due teste sono meglio di una e quindi sono in coppia: Flora ( http://flo-disclaimer.blogspot.com/ ndr), anche se col contagocce, mi ha fatto la grazia di condividere con me la sua testolina bacata e quindi eccoci qua.
Iniziò tutto una notte buia e tempestosa (nooooooo, non è il blog di Giusy!!!) con la nostra bella Flo che aveva un'idea che le frullava nella zucca ma che non aveva il tempo di sviluppare. L'idea, ovviamente, contemplava la presenza dei personaggi della serie di Anita Blake e in particolare dei nostri vampiri emo-zoccole preferiti, Asher e Jean-Claude. L'idea partiva da un "se fosse": e se Jean-Claude dopo i suoi cento anni di penitenza non fosse partito per Londra ma fosse rimasto a Parigi? E se fosse stato costretto a restare con Asher?
Io, essere dotato di poca fantasia, risposi subito "Si salterebbero alla gola in cinque minuti cinque e la fanfiction finirebbe immediatamente!" Allorchè Flora decise di passare la sua idea a Morgana71 che riuscì nell'improba fatica di scrivere No rest for the wicked, 170 bellissime pagine di litigi, depressione e crisi emotive. Condite ovviamente di sesso porco...
La domanda a questo punto sorge spontanea: e tu che caxxxo c'entri?
C'entro, c'entro perchè a me e Flora venne lanciata una sfida all'OK CORRAL: riuscireste a rendere divertente un simil condensato di lacrime e sangue?
Noi ci abbiamo provato, la risposta adesso datecela voi...

No, aspettate! Manca il disclaimer!

Questa parodia nuoce gravemente alla salute, è politically incorrect e qualsiasi riferimento a persone o fatti realmente accaduti (in particolare ad amici nostri) è voluto e non casuale.
Detto questo...lasciate ogni speranza o voi che leggete!!!!

Pre-prologo

La bellissima donna, pelle diafana e lunghissimi capelli d’ebano, stava agitando minacciosamente un ventaglio in pizzo dipinto, ticchettando le unghie contro il bracciolo della poltrona Luigiqualchecosa. “Allora Musette? Cosa c’è in tv stasera? E sappi che ti ritengo direttamente responsabile della programmazione!”
La Musette in questione, una minuscola bambolina di porcellana dall’aria falsamente innocua, tossicchiò imbarazzata, rischiando di far cadere la propria parrucca incipriata, in realtà più alta di lei.
“Oh Bellemorte, Nostra Sexy Divinità…ehm…ci sarebbe un film…”
Un barlume di interesse accese lo sguardo d’ambra della donna. “Un film? Nuovo o già visto?”
“Ehm…penso che la mia Signora l’abbia già visto, purtroppo però non c’è altro…”
Bellemorte fissò la sua arcontessa con sguardo gelido. “Ummm…fammi vedere il trailer.”
Musette armeggiò col dvd facendo partire una musichetta inquietante. Una voce di morbido velluto, ben conosciuta a entrambe le donne riempì la stanza.
“Chi c’è? C’è qualcuno là sotto? Asher…sei tu? COSA SONO QUESTI COLPI?”
“JEAN-CLAUDEEEEE! AGHHHHHHH!AGHHHHHHH!AGHHHHHHH!”
Bellemorte sbuffò pesantemente mentre il commentatore chiosava: ““Supernatural Activity” la fanfiction che ha terrorizzato i vampiri di Francia. Da duecento anni. Ora sui vostri schermi.”
“Ancora! E che due palle!!!!” Brontolò Belle picchiettandosi la vena con due dita.
L’altra alzò un ditino avanzando timidamente un suggerimento. “Signò! Cioè, Mia Divina, potrebbe sempre scopare!
“No Musette, che non si sappia in giro, ma ho il mal di testa. Fai partire questa merda e preparami subito un chillum!”