Quando
Dorian si svegliò, si ritrovò nell‟esatta posizione in cui si era
addormentato, e subito maledì lo yoga, perchè addormentarsi con la testa
vicino ai genitali gli aveva procurato un torcicollo da incubo.
Sentì i due vampiri discutere, e il fatto che Asher fosse già
sveglio significava che il sole era già calato e che lui era crollato in
un sonno troppo profondo, troppo a lungo. Sì, la droga e l’esaurimento
psico-fisico-sessuale tendono a dare quel tipo di problema, provare per
credere!
“Bella serataaaa? Come cazzo fai a dire che è stata una bella
serata?” La voce di Asher era calma per i suoi standard, ma gli stava
peggiorando ugualmente il mal di testa, dato che la notte precedente era
stata DAVVERO selvaggia. E il piagnucolio di Jean Claude gli faceva
venire la pelle d’oca. Sentiva anche mani vampiriche infilarsi per ogni
dove, e non era sicuro di gradire del tutto, almeno non prima di essersi
fatto un bidet.
“Per aver scopato con altri o per non aver scopato con te? Pensavo ti fosse piaciuto!”
Alla faccia della leggera irritazione…
“E chissà se a Dorino è piaciuto!”
“Mi auguro di sì, cazzo, se no poteva anche stare a cà sua”.
“Stupidi repressi”.
“Scommettiamo che adesso gli facciamo schifo di nuovo?”
“Bè, me ne frego, tanto è colpa tua”.
“Mi secca un po’ però che ti stai preoccupando più del pulcioso che di me”.
“Ehi, anche lui è importante”.
“Se lo dici tu…”
“Ma ti era simpatico!”
“Ho mentito”.
“Che infame di merda”.
“Eh, è così… blu…”
“E etero, poverino, prima di incontrarci…”
“Seeee, e se mia nonna aveva le ruote era una carriola”.
“Ciò non toglie che gli hai fatto del male”.
“Anche tu”.
“Tu di più”.
“Uhm… me ne frega qualcosa? Aspetta, no! Non me ne sbatte una beata fava”.
“E poi lo stronzo sarei io?”
“Quello è di default”.
“Stiamo veramente litigando su Dorino-il-lupo-etero-con-piume-nel-culo-che-ha-scopato-tutta-la-notte-felice?”
“Già, perchè stiamo litigando?”
“E’ l’atmosfera di questa stanza… no… di questa fan fiction! Ahhhhhh! Soccombiamoooo!”
“Dio, la paranoia post sbornia no, ti supplico”.
“Ahhhhhhhhhhhhhh….”
“No dai, guarda che ho capito tutto, non hai visto su Gente
l’intervista del gieffino che ha spiegato come gli autori li obblighino a
litigare dentro la casa per fare audience?”
“Uhm… ma a noi non toccava scopare?”
“Se avessi potuto ve l’avrei risparmiato”.
“Risparmiato in che senso?”
“Se non l’hai capito non te lo devo certo venire a spiegare”.
“Fatto sta che le cose buone te le vuoi tenere sempre solo per te”.
“Definisci buono”.
“Secondo me sei solo un egoista”.
“IO?????????”
“Evidentemente…”
“Evidentemente sei un cretino”.
“Specchio riflesso specchio riflesso”.
“Andremo avanti ancora per molto?”
“Non so, spe che chekko il copione”.
“A parte che anche senza battute prescritte non è che la tua conversazione sia sto granchè…”
“Tu invece senza le battute da leggere non hai proprio una conversazione, come la mettiamo?”
“Potremmo sempre scopare”.
“Ma non ti basta mai?”
“No, ma tu potresti lasciarmi un calco del tuo pene”.
“Dio, sei disgustoso”.
“IOOOOOO???????”
“No, parlavo con il criceto crocefisso che hai al posto del cervello”.
“Ma non dici sempre che non è quello che mi serve?”
“Forse è il caso che te ne convinca anche tu”.
“Che noia che barba che noia che barba”.
“E fammi cosare sto copione”.
“E cosati il coso, cosa vuoi da me?”
In quel momento Dorino cacciò un pigolio da criceto morente per
schiacciamento tra un’incudine e un martello, che strappò d’improvviso i
due vampiri dalla loro serietà angustiata. “Ziiiittti… voglio morire…
uccidetemi…”
“Ecco, te l’avevo detto!”
“Non mi dire te l’avevo detto a me, neh!”
“Pietà, pace, vi amo entrambi, ieri sera è stato bellissimo,
facciamolo tutti i sabati sera senza spioni bavosi, ora però mi si
stacca il cervello, voglio una pozione antisbronza o del metadone”.
“Good morning, sunshine, che alituccio”.
“La mia vita è assurda e orribile, e questo è l’ultimo dei miei problemi, Jean Claude”.
“Stai forse dando la colpa a me?”
“Nono, amore, sono solo schizofrenico e un po’ ingrifato nonostante le spelature da iperutilizzo”.
SPLASHHHHH!!!!
Asher nel frattempo era andato a farsi una doccia e a mettersi
l’idratante, e seccato dal tornare per trovarsi gli altri due a farsi le
coccoline, decise che una secchiata d’acqua gelida avrebbe fatto
proprio al caso: “Direi che sia il caso di fare colazione. Apri le cosce
o ti stacco una gamba, spuntino!”
“Perdonalo, Dory, anche lui ha dormito poco” sussurrò silenziosamente Jean Claude, attento a non farsi sgamare dal microfono.
A quel punto però il lupo decise che forse era il caso di ficcarsi
una ciabatta in bocca e non titillare il vampiro appena sveglio, anche
perchè in fondo un morsino alla Ashy come si poteva dirgli di no?
Il ritmico ciucciare placò tutti, e i tre moschettieri si
riabbioccarono per evitare di doversi parlare ancora con il mal di
testa.
Nella quiete della stanza scura si levò solo, quatto quatto, un
occhio decomposto attaccato a un lembo di carne marcia. Strisciò un po’
attorno al trenino, periscopiò alcuni punti ben scelti, e poi si
riacquattò in un angolo a spiare.
*****************
Non appena Jean Claude si alzò e aprì le tende, Dorino si accorse
con stupore che il cielo si era appena oscurato, e, con occhi sgranati
che rendevano la sua espressione ancora più intellettuale del solito,
come se un selvaggio blu mentecatto caduto dal seggiolone la sera prima
già non avesse dei problemi mentali sufficienti, iniziò a fare domande
imbranate sulla teoria magica dei flussi applicati ai legami metafisici
con canalini di scolo in relazione alla linea di sangue lussurioso della
fontana del consiglio del Boh, moltiplicato per gli invitati al party
di Natale di dodici anni prima, diviso i master cattivi che non fanno
regali per le festività.
Jean Claude cercò di spiegargli come Belle fosse stata costretta a
pagare la tredicesima una tantum per via di certi problemucci di scarico
fiscale della beneficienza, ma davanti all’incomprensione ebete del
lupo, Asher tirò fuori dei fogli per fargli un disegnino con freccine.
Questo ovviamente si trasformò in una scusa per realizzare piccoli
origami colorati a tema erotico, che aprirono la strada a un acceso
dibattito su quanto fosse opportuno un bagno prima di ricominciare ad
accoppiarsi e/o aprire i regali di Natale, che condusse inevitabilmente a
scopare prima e chiedere poi.
Sembrava andare per una volta tutto bene quand’ecco, il patatrac!
Non sapremo mai di chi fu la spinta dello scivolare dell’incauta natica
di Jean Claude che, per uno scherzo della gravità, cadde malamente sul
povero occhio decomposto e spione, spiaccicandolo, ed estraendo un acuto
strillo dalla voce incorporea del Mortino-stalker, seguito da una
sequela di imprecazioni e minacce talmente volgari e malvage da
traumatizzare le deboli menti.
Ora, nessuno nega che doversi togliere dal culo un grumo di carne
decomposta che urla a squarciagola descrivendo come ti torturerà di lì a
breve aprendoti un nuovo buco nell’ombelico per stuprarti meglio e come
si sia scopato tuo marito la sera prima non sia proprio uno degli
obiettivi che la nostra mamma aveva per noi quando ci allattava da
neonati. D’altro canto ci piace anche lasciare sempre un non so che di
inconsulto nelle reazioni randomizzate dal computer dei nostri vampiri.
Fu così che questa divenne la goccia traboccante della tazza di Jean
Claude: il vampiro ebbe una crisi isterica, vomitò in un vaso, decise
di suicidarsi e si barricò in bagno urlando e parlando da solo di
Ragnarok e Fine Ti Mondo.
Nessuno se lo cagò minimamente: Asher aprì l’armadio, rassegnato a vestirsi, e Dorino continuò a massaggiarsi la testa.
Quando nessuno dei due si unì al suo bagno, il vampiro si seccò in
fretta di non essere preso sul serio nelle sue espressioni di
turbamento, e si dedicò a un deprimente monologo sulla caducità
dell’esistenza relazionale rivolto al canarino che gli abitava nel
petto, nel torace e anche nella gola.
Jean Claude era però abituato a essere l’ultima ruota del carro, e
l’acqua calda e il seghino tattico lo rilassarono in breve, ma quando
tornò in camera da letto non riuscì a trattenere la delusione di
trovarla vuota: non solo Dorino se n’era scappato lasciando un porcile
di peli, capelli, fluidi corporei, mutande sporche e lenzuola
aggrovigliate, ma persino Asher non era in vista da nessuna parte.
Quando anche una visita nel confessionale rese evidente che non era un
nascondino erotico, l’abbandonato ricominciò ad agitarsi, battendo
contro le pareti per cercare porte segrete e facendosi elenchi mentali
delle possibili sfighe che rapiscano un vampiro da una stanza chiusa a
chiave, compresi il mefitico summon volante del boss e la
raccapricciante finestra aperta sul nulla.
Dopo un tempo variabile tra i dieci minuti e i dieci mesi, la porta
si aprì, e Asher comparve innanzi a lui, vestito di bianco, con un
Panama e un sigaro in bocca.
Jean Claude, in un impeto di virilità, lo prese per la coda e tentò
di strusciargli il naso nella pipì, sgridandolo con un “Cattivo, vampiro
cattivo! Non si lascia il proprio ammmoreammmorecorvò da solo neanche
per un minuto”.
Asher però era stato da Belle a farsi delle grasse pere di steroidi e
coca, per cui se lo scrollò di dosso con un ceffone che lo fece roteare
tre volte su se stesso. Poi, tronfio e pettoruto, lo freddò: “Questo
posto fa schifo. Me ne vado!”
E il suo dito medio scattò a chiudere il capitolo. |
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