sabato 16 luglio 2011

Supernatural activity - Capitolo 30 - Il mio tesssoro...poplposso, sì!

Riassunto delle puntate precedenti:
Jean-Claude e Asher hanno patteggiato una tregua, quantomai fragile dato che non prevede sesso e sangue, e dei turni equi per la stanza da bagno. Ma la loro punizione continua, lo spettro del Viaggiatore incombe e i due vampiri...bè, sono quello che sono.


Rock'n roll all night - Kiss

L’isolamento dei due vampiri continuava, ma nonostante qualche concessione all’intrattenimento accordata dall’augusta genitrice (uno stereo, un abbonamento a Max, un balsamo per Jean-Claude, una frusta per Asher…) gli effetti collaterali della tregua forzata cominciavano a farsi sentire. I litigi erano ai minimi storici, giusto un po’ di bagarre per la stanza da bagno, il bon ton regnava sovrano e tutto sembrava filare liscio; in realtà, quella gentilezza falsa e quella cortesia arrendevole stavano mietendo più vittime che un sano confronto a cielo aperto o tentativo di sbudellamento che dir si voglia.

Jean-Claude era scivolato in un’apatica rassegnazione, in una noncurante atarassia che il suo compagno trovava assai irritante, assuefatto oramai ai continui tentativi di seduzione e alle lagne supplichevoli dell’amico.

Asher d’altro canto aveva reagito a suo modo alla completa mancanza di dialogo rivolgendosi alla persona che amava e odiava di più in assoluto: sé stesso. Lo sdoppiamento di personalità si verificava perlopiù quando Jean-Claude era impegnato nel suo bagno quotidiano e prevedeva, mancando ovviamente di qualsiasi forma di originalità, il colloquio tra il bene e il male, tra l’angelo e il diavolo tra la metà bella-bella-bella in modo assurdo e quella sfregiata, tra Mon chardonnoret e Asher. Nota dell’autore: il dominio dell’una o dell’altra parte sono evidenziati da ciuffo in faccia e sguardo gelido per Asher e ciuffo in faccia e sguardo tormentato per Mon chardonnoret…in pratica, sfido chiunque a riconoscere uno sguardo con un ciuffo in faccia, non si distinguono.

Tutto ciò andava avanti da giorni alle spalle di Jean-Claude; a dire il vero il vampiro si era accorto dell’incessante mormorio che proveniva dalla camera da letto ma, in primis, era talmente assuefatto alle cagate emo del suo uomo da trovarle assolutamente irrilevanti; in secundis, quel mormorio era molto rilassante e in genere dopo un minuto iniziava a russare come un mantice.

E così, tra le due e le tre di quell’ennesima notte di clausura, oramai avevano perso entrambi il conto, i nostri passavano il tempo a modo loro: Jean-Claude immerso fino al collo nella vasca ed Asher sdraiato sulla sua parte di letto in preda alla schizofrenia. Giusto perché sono pietosa, oltre a dirvi che aveva il ciuffo in faccia aggiungerò che il suo sguardo poteva affondare il Titanic. “L’ardeur è il nostro padrone!” Bisbigliava tra le zanne. “L’ardeur ci ha tradito, Belle ci ha tradito! Malvagi, imbroglioni, falsssi!!! Dobbiamo liberarcene. Ucciderli, ucciderli, ucciderli e poi ci riprenderemo il tesssssoro e NOI saremo i padroni. Sssssì”

“Ma l’ardeur e il tessoro sono la stessa cosa!” Replicò l’alter ego mangiucchiandosi le unghie. “Non possiamo! Non chiederlo a Mon chardonnoret. Povero, povero Mon chardonnoret.”

“ Zitto idiota! Non ti accorgi che lui è il nostro padrone? Noi siamo schiavi, sssstupriamolo! Mordiamolo, facciamolo strisciare…ssssì.”

Lo sguardo si fece ancora più tormentato del normale e un po’ di bava colò da un angolo della bocca. “Sì, sì, sììììììììì!” La parola stupriamolo faceva sempre il suo porco effetto.

“Liberati di lui!” Continuò la voce cattiva consapevole che il ferro andava battuto caldo e il cazzo pure.

“No, no, no!”

“Cosa?”

Il vampiro si abbracciò, come colto da un inspiegabile attacco di gelo. “Jean-Claude è il nostro padrone, non l’ardeur. Il padrone ci vuole bene, il padrone si prende cura di noi, il padrone è il nostro tesssoro! Vai via e non tornare più.”

“Cosa hai detto?”

“E’ colpa nostra! E’ tutta colpa nostra! Noi non ci fidiamo di lui, noi non gli vogliamo davvero bene! Noi pensiamo sempre male del nostro tesssoro. Oh sssì…noi roviniamo sempre tutto. Vattene via e non tornare mai più!”

Il freddo calò sulla stanza come un avvoltoio su una carogna e la parte razionale di Asher (sì, c’è anche quella ma è talmente insignificante da non ricoprire un ruolo da protagonista) si mise comoda con un sacchetto di patatine a godersi lo spettacolo. “Vattene a me? A me? Ti odio ti odio ti odio mon chardonnoret! Dio come ti odio te il tuo sguardo tormentato e il tuo ridicolo senso di colpa! Dov’era Jean-Claude quando avevi bisogno di lui? Dov’era quando ti torturavano? Dov’era quando Juli moriva? Dov’era quando Belle ci scacciava?”

“Ma era nella bara!”

“E dov’era quando tutti ci prendevano per il culo?”

“Lui era impegnato a prenderlo!”

“Io, il mostro, io ti ho salvato, se siamo sopravvissuti lo devi a me! A me! A ME!”

E la trasformazione fu completa: lo sguardo più tagliente di un ghiacciolo lemonissimo, il ciuffo più emo di quello di Jared Letho, Asher si alzò e raggiunse Jean-Claude nella stanza da bagno. Si fermò sulla porta, fregandosi ossessivamente le mani e tirandosi il ciuffo. “I ladri. I ladri. Quegli sporchi piccoli consiglieri depravati. Dov'è? Dov'è? Ce l'hanno tolto, rubato. Il mio tesssoro. Maledetti! Noi li odiamo! È nostro e lo vogliamo.” Il vampiro si leccò compulsivamente le labbra e si preparò a prendersi ciò che era suo. “Che bella vasca, per fare un bagno, polposo ssììì! E se mi riesce, mi prendo il mio tesssoro, polposo ssììì!”

Jean-Claude era immerso nella vasca, circondata da candele profumate alla cannabis, e ascoltava ad occhi chiusi je t’aime moi non plus. Alzò prima una gamba, insaponandola lentamente, accarezzando ogni muscolo, ogni curva, poi l’altra. Si alzò, dando le spalle ad Asher, e scrollò in un movimento fluido i lunghi capelli corvini, agitando le natiche perfette e lanciando spruzzi d’acqua che magicamente evitarono tutte le candele nella stanza. Poi si girò, si leccò le labbra, si sfiorò i capezzoli con le lunghe e pallide dita, si tirò indietro i capelli lisciandoli e aprì i profondi occhi blu, le ciglia di pizzo nero imperlate di goccioline brillanti. “Oh! Asher ci sei anche tu! Proprio non mi ero accorto della tua presenza.” Il vampiro restò in piedi in posa plastica, avvolto nei vapori stupefacenti di nome e di fatto, completamente nudo e completamente consapevole della sua nudità. Asher ansimava così pesantemente che la condensa annebbiava persino le mura. Lo share nella corte di Belle raggiunse il picco record del 72% e Belle stessa fu spammata di insulti e proteste perché le videocamere erano tutte appannate e non si vedeva un’emerita minchia.

Jean-Claude sporse in avanti le labbra e si avvolse un lungo boccolo intorno al dito medio, continuando lo show. “Hai una macchia sul davanti della vestaglia. Problemi?”

Asher tossì a più riprese prima di gracchiare. “Mi hai schizzato.”

“Non lo credo possible.” Replicò l’altro in una perfetta imitazione di Betty Boop con le zanne. “Non mi sono nutrito.”

“Si può sapere che stai facendo?”

L’espressione di Jean-Claude era quella dell’innocenza tradita. “Moi? Assolutamente nulla!”

“No, tu mi stai facendo qualcosa.” Insistè l’altro.

“Tu dici?” Il corpo di Jean-Claude si rimpolpò di extramuscolo e il pelo crebbe modello zerbino. “Anvedi mo’ se te fo quarche cosa pischello! Vieni da GianClaudiuccio tuo che c’è posto a sfare in ‘sta tinozza. Vieni a papà! “

Gli occhi di Asher si dilatarono come sotto l’effetto di massicce dosi di anfetamine e il vampiro fece un timido passo avanti, completamente in balia dell’incantesimo tentatore dell’amico, mentre Jean-Claude lo incitava agitandosi in una sensuale lap dance col tubo della doccia.

Tutta la corte di Belle seguiva i movimenti dei due con il fiato sospeso lanciandosi in scommesse e hole di vario tipo, chi inneggiando ai bunga-bunga chi suonando vuvuzelas… Asher lasciò cadere la vestaglia, si liberò delle ciabatte di spugna, si appoggiò con la mano al bordo della vasca per tenersi in equilibrio, alzò la gamba e…

“Non mi piace vincere facile.” Cinguettò uno Jean-Claude, nuovamente glabro, uscendo dalla vasca e inturbantandosi i capelli. “Non ho neanche ballato la macarena!”

L’ohhhhhhhhhh deluso di tutti gli spettatori si sentì in tutta residenza.

Asher stesso era rimasto a bocca aperta, talmente sorpreso da non riuscire neanche a reagire come suo solito, con qualche calcio ben assestato o uno sganassone amichevole. Jean-Claude gli passò accanto, richiudendogli la mascella con uno scatto e arrivato alla porta gli lanciò uno sguardo in tralice e un sorrisetto beffardo, poi sparì.

Asher era ancora fermo, immobile come una statua, immobile come solo gli antichi sanno essere, i fantomatici antichi, fantastici giocatori di uno, due stella. Non riusciva a capacitarsi di quanto era appena successo, quello stronzetto l’aveva gabbato! Era entrato in quella stanza coi peggiori propositi, certo, ma da dominatore! Ora invece ne sarebbe uscito come il più succube dei succubi. Quand’è che gli avevano cambiato ruolo? Non avrebbero dovuto avvertirlo? Avrebbe protestato col sindacato Personaggi Sfigati! Intanto il bastardello aveva proprio bisogno di una bella lezione: si rinfilò la vestaglia, prese la spazzola di pelo di cinghiale (non era una mazza chiodata, ma doveva fare di necessità virtù) fece un rapido appello a tutti i suoi peggiori istinti e rientrò in camera per trovarvi uno Jean-Claude in pantaloni di seta mollemente adagiato sul letto. I suoi peggiori istinti fecero tutti filone, persino il sadismo non rispose al richiamo giustificandosi che aveva la nonna malata. Asher sospirò.

“Avevi detto che il tuo ardeur non mi avrebbe più importunato e invece ti sei approfittato di me.”

“E quindi?”

“E quindi niente! Non dovresti rimangiarti la parola data, tu sei il buono (eufemismo per coglione) e il cattivo sono io!”

Jean-Claude sbuffò e scrollò le spalle. “Come ti pare. Ho semplicemente deciso di non nascondermi più.”

“Cosa vuol dire?” Ansimò Asher leccandosi di nuovo le labbra.”Che farai di me quel che ti pare? Che mi renderai tuo schiavo? Che mi soggiogherai come una qualunque delle tue vittime?”

Il sopracciglio sinistro di Jean-Claude toccò altezze mai raggiunte prima. “Ti ricordo che fino a qualche secolo fa ero IO il tuo schiavo ed eri TU a soggiogarmi come una qualunque delle tue vittime.”

“E che c’entra questo?” Sbottò Asher scuotendo la testa. “E’ ovvio che fosse cosa buona e giusta perché il Dominatore ero io! Il fatto che adesso al mio posto ci sia tu è semplicemente…sbagliato! Ecco, la parola giusta è sbagliato!”

“Sbagliato che sia non me ne frega proprio niente. Io ho l’ardeur e non farò più finta di nasconderlo per non urtare la tua sensibilità di checca macho. L’unica cosa che posso prometterti è di non usarti come stuzzicadenti dopo mangiato.”

“Ma perché?”

“Perché cosa?” Chiese Jean-Claude.

“Perché cambiare ora dopo aver recitato la parte della più amata dagli italiani per tutto questo tempo?”

“Perché siamo in Francia, perché non sono bionda e perché mi sono rotto le palle. E’ un gioco? E allora giochiamo!”

Asher lo fissò in silenzio per quella che parve un’eternità. “Dici che il Viaggiatore ha visto tutto?” Passare di palo in frasca era sempre un’ottima strategia.

Il sorrisetto che comparve sulle labbra di Jean-Claude era quello della Gioconda. “E io che ne so?”

Intanto la povera Musette era nel bagno a spannare le videocamere con panno antistatico ed olio di gomito. Forse era l’ora di mettere un bell’annuncio sul Famiglio della Sera…

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