venerdì 10 settembre 2010

Supernatural activity - Capitolo 21 - Cioè? Da urlo!!


Riassunto delle puntate precedenti: Jean-Claude e Asher l'hanno combinata grossa. Hanno fatto sfumare un'affare alla loro sire Bellemorte per cui il denaro viene secondo solo al sesso e solo perchè prima si scopa e poi ci si fa pagare. Bellemorte ha deciso di punirli in modo esemplare e insieme alla fida Musette li conduce nel suo lunapark preferito: la sala delle torture.
Dalla sua scatola magica fanno capolino attrezzi davvero speciali che riempono di orrore persino Musette. Cosa mai saranno?


Colonna sonora: "For word" Foo Fighters

“Dai, Jean-Claude, non fare il coglione”. Asher aveva afferrato il polso dell'altro e lo fissava con aria di superiorità.
“Non ho alcuna intenzione di farti male, Asher.” Rispose l‟altro ricambiando lo sguardo con una labile vena di incazzatura. Sarebbe toccato a lui cominciare questa agonia, perchè Belle non voleva Asher full power e col permesso di riempirlo di botte, e non voleva prolungare ancora l‟attesa; così, una volta ripresosi dallo shock di aver guardato nel baule di Pandora, aveva afferrato uno degli attrezzi più leggeri, ma l‟altro lo aveva fermato.
Cosa conteneva il mefitico cassone? Qualcosa di molto semplice, tradizionale, e immensamente sadico: giornali. Di ogni genere, forma e dimensione, arrotolati e con copertina rigida, borchiati e di carta velina, quotidiani e rotocalchi, in bianco e nero e a colori, d’attualità e astrologia. Imbarazzante, vero?
“Sai benissimo che il Corriere dei Piccoli non è sufficiente. Dovresti avere capito che se cerchi di coglionare Belle è peggio, vabè che sei scemo e vedi le fruste a cuoricini, ma così si esagera”.
Quando Asher accompagnò la sua mano verso qualcosa di più grosso, un’edizione rilegata in piombo e a forma fallica dimensioni Arturo plus del libro Cuore, Jean Claude spalancò le dita e sgranò gli occhi, mostrando tutta la sua repulsione all‟idea di dover usare un tale orrore. “E tu non mi costringerai a compiere un‟azione tanto odiosa!” Replicò deciso. “Non solo mi hai messo nei casini apposta, ma adesso vuoi farmi stare ancora peggio. Mi hai anche rovinato il record, il mio preziosissimo record personale di 2 anni meno 2 giorni senza punizioni tranne le sberle che non contano”.
Musette tossicchiò con intenzione: “Coraggio, detieni ancora il record di 13 anni 8 mesi e 29 giorni consecutivi di frustate”, cercò di consolarlo a suo modo.
Lui si massaggiò automaticamente le sue parti preferite. “Sono il re dei bambini fortunati, eh?” Poi tornò a rivolgersi ad Asher: “Comunque, cavolo, sei veramente un bastardo, ma non potrei farti una cosa del genere nemmeno se ti odiassi. E non ti odio.” Non sempre, aggiunse mentalmente.
“Perché?” Lo rivoltò con forza per il polso, costringendolo a fronteggiarlo e prendendolo tra le braccia con rude romanticheria. “Come fai a non odiarmi? Cioè, sinceramente io non mi sopporto neanche da solo.”
Il luccichio nei suoi occhi anticipò la risposta. “Perché il vuoto che mi lascia la tua assenza è talmente profondo da inghiottire qualunque altra emozione.”
“Gah?”
“Che confusione, sarà perchè sono scemo. E’ un’emozione crescerà piano piano, stringiti forte e vieni più vicino, ascolta bene quello che ti cantiamo. Parole e ritmo ti tolgono il respiro, solo di culi dicono che parliamo, un po’ troppo emo ritengono che siamo, ascolta bene: abbasso il puritano! E con il cazzo si sa, sempre più in alto si va, se il tuo ragazzo non è dotato come vuoi te, con i Gem Boy vedrai che basta una nostra canzone come un pisellone entrar dentro di te.”
“Eh??”
“Sarà perchè ti amooooooo!”
Asher mollò la presa. “Oh, ok”. E per una volta sembrò quasi convinto. Si voltò lentamente e si diresse verso le gogne al centro della stanza. Improvvisamente si rese conto che forse tagliare corto gli 85 capitoli e mezzo di tortura poteva essere una buona idea. Anche perché il pensiero che Jean Claude non solo avesse il permesso ma si adattasse senza protestare a fare il dominante era per lui un dolore più devastante di qualunque altro avesse mai subito. In più aveva anche il sospetto di aver esagerato con le cazzate.
Sollevò gli occhi verso Belle Morte: lei lo sapeva. Nel preciso istante in cui i loro sguardi si incrociarono, la Master appoggiò la canna che la sua fida arcontessa le aveva giustappunto rollato e si avvicinò a lui, nel suo volto soltanto pessimismo e fastidio. Il vampiro fece per sfilarsi la camicia ma lei glielo impedì strillando di scatto con voce acutissima: “Nonono, schifoschifoschifo, ci manca solo di vederti nudo per rendere terminale questo già deleterio strazio”. Poi gli serrò il collo e i polsi nella gogna rosa di Barbie, tritandogli orribilmente i capelli nelle cerniere.
“Sei proprio una piattola, Asher. Sei sadico o no? Prima fai l’orgoglioso finchè la gelatina non ti va al cervello, poi combini guai e ora ti dispiace che il povero piccolo tenero dolce caro buon vampirino soffra e cadi dal pero se lui ti dice che ti ama, quando tanto lo sai che lo ami anche tu. Ma sei scemo, mangi sassi o hai un problema con l’alcool?”
Il vampiro cercò di trovare una posizione comoda e di liberare i capelli impigliati per coprirsi la faccia, senza riuscirci. “Ma sarai troia eh? Se ce l’hai con me perchè non te la prendi con me?”
Lei arretrò e lo fissò sprezzante. “Non hai capito, Asher. Questa punizione E’ per te. Il suo coinvolgimento è solo un incidente di percorso, perchè è l’unico imbecille che ha ancora un ruolo nel tuo autismo galoppante e quindi per farti soffrire bisogna tirarlo in mezzo, ma sentirlo piangere tutto il tempo ti strazierà le orecchie. E soprattutto, mi avete rotto il cazzo. Cioè mi avete proprio smerigliato le ovaie. Non vi ho ancora chiusi in galera buttando via la chiave solo per esigenze di copione, ma guardate che siete una barba di noia. Almeno così dovrete confrontarvi per forza e vediamo se uno dei due per caso impara qualcosa: qua o tu ti decidi a dargli il cazzo regolarmente così si cheta, o l’imbecille deve capire che non può affogarsi il cervello nella bava e rompere a merda ogni volta che si parla di te”.
La stanza si riempì di un suono che non aveva nulla di umano, sembrava più l’uggiolare di un cane morente. Asher era atterrito. I suoi occhi si spostarono su Jean Claude: era lui a frignare come uno scuoiato vivo, e tra le sue mani tremava una specie di quadernetto, su cui campeggiava una foto plasticata di un licantropo minorenne riempito di steroidi, contornata da immagini più piccole di due Tokio Hotels, la femmina e quello in overdose da viagra.
“Sì, ebbene sì, onorevoli imbecilli, abbiamo oggi per voi un raro esemplare di Cioè! Addirittura con poster di Jacob in 4D in regalo. Non è un amore? E c’è anche il profumo di cane bagnato” spiegò Musette.
Asher iniziò a rendersi conto di che diavolo avesse fatto: i lamenti erano agghiaccianti, e il nome maledetto e impronunciabile fu per lui come un colpo di campana sul cranio. “Cazzo, Belle, avevi proprio ragione, questo suono è raccapricciante, sembra che stia per morire. Devo ammettere che mi dispiace? Ok, mi dispiace. Dai, ti prego, mollalo…”
“NO!” Ringhiò lei alzando le spalle. “Ormai ho deciso così.” Un sogghigno diabolico colorava ora il suo volto di crudeltà e malefica soddisfazione, per non parlare delle fiamme infernali che le uscivano dai capelli, gli artigli, la coda uncinata e altri simboli di umana bontà per niente esagerati. “Soprattutto perchè poi viene la parte eccitante, quando mi crogiolerò nel piacere che proverai quando sarai tu a picchiarlo, quando i tuoi colpi andranno a infierire tra le cicatrici che già disegnano il suo corpo, a dimostrazione che la devi piantare di fare il figo, e che io sono la cattiva, e che voi siete la coppia più bella del mondo e vi dispiace per gli altri mentre invece siete solo uno sfigato e un malato col QI di una formica in due”.
Asher sentì tutta la verità di quelle parole serrargli la gola, e gli venne un po’ da piangere anche a lui. Finché improvvisamente la voce della sua Master risuonò nella sua mente, fredda ma sincera. “Vuoi davvero far progredire un po’ questa telenovela e dimostrargli un po’ d’affetto? Sii ciò che sei, Asher. Usa la tua superbia, la tua crudeltà innata e il culo distorto che gli sbatti in faccia ormai da un secolo. Rendigli il compito meno difficile. Renditi odioso. Fallo incazzare. Meglio ancora, sveglia il suo ardeur. Pare ti riesca benissimo.” Il vampiro guardò innanzi a sé, e vide Jean Claude che si avvicinava. La sua mano stringeva le pagine con tanta forza che sembrava volesse stropicciarle. Si fermò a pochi passi da lui: il pallore del viso rigato di lacrime sanguinolente donava molto ai suoi occhi, donandogli oscura profondità.
“Tutto quello che lei ha detto è vero: prima il dovere e poi il piacere.” Mormorò. “Preferirei due secoli di sevizie e maltrattamenti, piuttosto che eseguire quest‟ordine.” Alzò improvvisamente il braccio mollando una giornalata con celerity e potence sulla guancia non sfregiata. Asher sgranò gli occhi completamente colto alla sprovvista. “Ahia, che cazzo fai?”
“Sta zitto e cagami, perchè hai rotto il cazzo un po’ anche a me”. La seconda frustata lo colpì sull’altra guancia, lasciando una graffetta incastrata sulla pelle prima intatta. “Io ti amo, bastardo” Sferzò la terza. “E’ così dal primo momento che t’ho visto.” La quarta. “Però sei uno stronzo”. Il quinto colpo gli cadde sul naso con una violenza tale che persino Belle si ritrovò a guardarlo incredula. Jean Claude si fermò: in effetti era rilassante.
Asher gli lanciò uno bacino, inarcando un sopracciglio. In questo lui era sempre stato più bravo. “Non dici sempre che ti piaccio di più con le cicatrici, Jean?” Lo incalzò con voce sexy, gelida come i suoi occhi. “Ora puoi finire il lavoro, se non sei troppo fifone” Quando vide l‟altro che si fermava a pensarci rincarò la dose, sperando di eccitarlo. “E lo sappiamo tutti che preferiresti due secoli di sevizie a stare con me, porcellino mio!” “Non capisco davvero come fai a sopportarlo ancora!" La voce di Belle rimbombò arcigna, ma lei restò seduta, placidamente intenta a fumarsi la sua canna. “E per tua informazione, Asher, i tuoi sfregi sono già una punizione sufficiente anche per me. Così a metà sei un’attrazione turistica, ma se diventi un nosferatu ti dovrò terminare.” Con un sospiro scenografico, si riassestò la gonna e appoggiò il braccio allo schienale. “Su, Jean Claude, prosegui; mi piace il tuo stile, sei quasi più bravo di me. E spero che prima o poi ti renderai conto che è troppo noioso: meglio un bel manzo buono solo per il letto come Arturo.”
Gli occhi dei due vampiri si cercarono simultaneamente per l’ottava volta in due pagine. Le ferite sul viso di Asher si erano già rimarginate, la sua espressione era quasi simpatica. O così almeno sembrava. “Daaaai, plliiiiiiis, io ho tanta volia, io fare amore lungo lungo, suchiasuchia per cento flustate e cinque dola, la mamma mi ha detto così”. Lo incitò. Le parole gli uscirono di bocca liberamente, spontaneamente. Se fosse proprio ciò che pensava o l‟unico modo per istigarlo, non lo sapeva neppure lui: voleva solo tornare ad essere protagonista. “Dai, muoviti che tiriamo mattina.” Non riuscì neppure a terminare, che l’ardeur di Jean-Claude iniziò la trasformazione, e il vampiro gli tirò una botta su un orecchio, di taglio, che ruppe la pelle.
I loro occhi si incontrarono per la cinquantasettesima volta.
“Aò, eccerto che du’ pizze te ce stanno proprio, che te sei tutto scemo sei. Che cazzo c’avrai poi, du lingue, quattro zinne, otto cazzi? Boh. Mi sa che er teschio disabbitato lo tengo io.” Sollevò una mano a palpargli il culo. “Amò, ormai er casino s’è fatto, però noi a Roma se esce er fiume se spostamo, mica s’affoga: anvedi mai che se se pija ‘na bira e un calippo e stiamo a scopà un par de settimane non ce sistemiamo”.
E da quell‟istante in poi, cominciò a sfracicarlo di giornalate, magno cum gaudio, fino alla fine della pasticca.

Parodia di No rest for the wicked di Morgana71, scritta insieme a Flora. Non c'è scopo di lucro. I nomi di alcuni personaggi appartengono a Laurell Hamilton. Vari tratti di ambientazione appartengono alla Whitewolf. I personaggi originali appartengono a Morgana.

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