sabato 18 giugno 2011

Supernatural Activity - Capitolo 26 - Oh cielo! Mio marito un’altra volta!

Riassunto delle puntate precedenti: Asher, vampiro sado-emo, ridotto all'ombra di se stesso dopo un incidente con la santa pula, è in trasferta, Jean-Claude vampiro maso-emo aspetta trepidante a casa la sua rinascita, spirituale e non.
Asher torna, ma considerando che la sua stirpe è costituita notoriamente da puttane e che Jean-Claude è la più brava di tutte, cosa potrà mai trovare a casa ad aspettarlo? Il piccolo coro dell'Antoniano? Nahhhhhhhh!

The bitch is black – Elton John

Asher rimirò per l’ennesima volta il raffinato oggetto di pregevole artigianato che teneva tra le mani: un regalo per Jean-Claude dalle sue ultime scorribande per il Consiglio. Un sorriso soddisfatto gli illuminava il volto, gli occhi, solitamente gelidi, erano semiaperti e sognanti quasi stessero già pregustando la reazione dell’amato. Chiunque l’avesse visto in quel momento non l’avrebbe riconosciuto, soffuso com’era di amore e lieti sentimenti. Ovviamente non c’era nessuno a guardarlo e ovviamente quel sorriso non durò più di qualche secondo per far subito posto al suo solito sguardo gelido: improvvisamente la sua mente e i suoi sensi avevano registrato qualcosa di inaspettato. Il vampiro strinse spasmodicamente il suo souvenir d’italie e tutto l’amore che aveva provato fino a quel momento evaporò, sostituito da un feroce istinto animale: i suoi occhi si accesero e le sue labbra si piegarono in un ringhio rabbioso che gli snudò le zanne. Tutti i suoi sensi erano all’erta. Era odore di sangue quello che impregnava l’aria. Odore di sangue e di sesso e di qualcos’altro che non riusciva a definire. Asher annusò ancora, arricciando il nasino. Era forse cane bagnato? Ma non c’era tempo, Jean-Claude poteva essere in pericolo! Asher spalancò la porta con una spallata, svellendola dai cardini e mandandola in terra e… Ri-Ta-dàààà! Qualcosa dentro di lui si ruppe irrimediabilmente. Irrimediabilmente è un parolone, ovvio, perché in realtà si era già rotto alcuni capitoli prima ma, nonostante la pronta riparazione coll’attakkatutto, il risultato fu lo stesso: si ri-incazzò come una bestia. Era ri-possibile? Doveva davvero ri-credere ai suoi occhi? La coca con cui si stordiva ultimamente aveva ri-cominciato a ri-rodergli quel poco che restava del suo cervello?

Jean-Claude ri-era in ginocchio sul letto, dimentico, completamente ri-immerso in ciò che stava facendo e ciò che stava facendo era cavalcare un uomo mooooooolto alto e tutto blu. Non era blu perché stava praticando autoerotismo con una cinghia intorno al collo. Era blu perché era blu. E Jean-Claude lo stava cavalcando in tutti i sensi, utilizzando a mò di briglia e talvolta anche frustino la chilometrica treccia nera che gli ballonzolava sulle spalle possenti. Asher sbattè gli occhi più volte. Era un dejavù? E l’altra volta non era una donna? Effettivamente con Cinzia c’era comunque qualche somiglianza: il cobra…

L’uomo blu aprì gli occhi. “Oh cielo! Tuo marito!”

“Aghhhhhhh! Basta! Non di nuovo!” urlò Asher scagliando il suo presente contro la testa di Jean-Claude. L’altro scelse di voltarsi proprio in quel momento prendendo il corpo contundente proprio sui denti. Un fiore di sangue gli sbocciò sul bel viso. L’uomo blu reagì con prontezza e sollecitudine. “Merda. Devo farti una foto? Potrebbe aiutarti con le elezioni di Mister hot vamp!”

Jean-Claude scosse la testa e dopo aver fatto un gargarismo e aver sputato un po’ di sangue per terra raccolse il regalo dal letto e lo ammirò: un duomo di milano barometrico in quel momento di una delicata sfumatura di azzurro. Bello stabile.

“Oh Ashy! Che tesoro, adoro i manufatti italiani!!!!”

L’uomo blu occhieggiò il regalo con aria schifata. “Ma se c’è scritto Made in Taiwan!”

“Zitto Dorino!” Protestò Jean-Claude.”Tu non capisci la complessa relazione che ci lega.”

”Una patologia psicologica grossa come una casa?”

Il vampiro sospirò. “Sei più intelligente di quel che credevo…”

“Per chi mi hai preso? Per una tazza vuota? E poi siete famosi, un caso da manuale, la presentazione standard su cosa non fare che Musette fa ai vampiri novizi.”

Asher aveva assistito con gelida compostezza al diverbio tra i due mandando a segno il suo record personale di sopportazione. Ma i record non sono forse fatti per essere infranti? “E così ora te la fai coi cani…”

“E’ successo mentre eri via!” Si affrettò a rispondere l’altro già in modalità difensiva. “E poi sono più potenti delle capre.”

Dorino si alzò in piedi a difesa di Jean-Claude tenendosi comunque a una prudente e schifata distanza. “Senti Asher, non so che cosa ti sia messo in testa, ma vorrei tranquillizzarti. Non è successo niente di quello che credi e la nostra relazione è semplicemente una connessione vampiromaster-lupodachiamare standard.”

“Vuoi dirmi che non state scopando?”

Il lupo lo guardò con disprezzo e poi si mise a ridere. Un risata amara come un'aranciata S.Pellegrino "Ah!Ah!Ah! Scopando. Pensa che stiamo scopando. Mi hai preso per una sporca checca? Io ho deciso di stare con Jean-Claude seguendo il principio di autodeterminazione che mi contraddistingue perché lo rispetto e penso che sia un uomo di spicco in questa orda di vampiri sessualmente depravati in cui per mia sfortuna sono capitato. E poi a me piacciono le donne."

Jean-Claude annuì orgoglioso. "Visto quante cose abbiamo in comune?"

Asher alzò scetticamente un sopracciglio."Lo so che Jean ha un bel faccino e che quando vuole sa farti dimenticare qualunque cosa, ma non ti sei accorto che ha il cazzo?"

"Mbah?"

Asher si rivolse all'amico. "Complimenti per la scelta, ma ci è o ci fa?"

Jean-Claude minimizzò grattando il suo lupo dietro l'orecchio. "Ma no, è un bravo ragazzo, ha solo un problemino di accettazione della sua natura più intima. Forse è legato alla sua eredità culturale."

"Tu sei un indiano d’america della tribù dei Palle Blu, vero?" Chiese conferma Asher, dopotutto Dorino era abbastanza famoso nel kiss: era uno dei lupi preferiti di Belle che da sempre adorava il blu, specie se associato a misure oltre lo standard.

"Sì, senza neanche una goccia di sangue bianco nelle vene.” Il lupo si battè il petto con orgoglio. “Dorianrawhamohawkak, Dorino per chi non ha la lisca in bocca. Il mio motto è ama la natura e la natura amerà te."

Jean-Claude battè le mani annuendo. "Condivido pienamente. La mia natura già lo ama."

"E cosa significa il tuo nome?"

Dorino lo fissò con sospetto. E anche con un po’ di schifo. "Ummm…uomo che brucia gli ebrei, le checche e gli sporchi depravati."

Asher tossicchiò leggermente. "Ma non amavi la natura?"

"Certo! Ma solo se è naturale!!!"

“Ora basta Dori.” Disse Jean-Claude congedandolo con un cenno della mano. “Vai pure a farti un bel bagno che io e Asher dobbiamo parlare.”

Dorian lo guardò di traverso con aria sempre più schifata. “Guarda che non sono un cane. Non puoi dirmi vai qui e vai la o ordinarmi di fare cose. Sono un uomo e ho una dignità!”

“Oui, certo, e io che ho detto?” Jean-Claude fece palpitare appena le ciglia, instillando nell’altro giusto un assaggio del suo potere. Subito Dorino si mise a quattro zampe e cercò di infilare il muso, pardon, il naso, tra le gambe del suo padrone, uggiolando felice.

“Dori! Dori! Cuccia per favore!”

“Bah!” Commentò Asher scuotendo la testa. “I lupi saranno anche più potenti ma io continuo a preferire le capre.”

“Lo dici solo per invidia.” Jean-Claude si alzò raccolse un vibratore e lo lanciò oltre la porta del bagno.” Vai Dori!” Il lupo si lanciò dietro l’oggetto ululando mentre il vampiro gli chiudeva prontamente la porta alle spalle. Asher però continuava a squadrarlo con sguardo gelido nonché sardonico, come se avesse qualcosa da ridire.

“Bè?” Sbuffò Jean-Claude predisponendosi psicologicamente all’ennesima ramanzina. “Che vuoi ora?”

“Niente. Solo una semplice constatazione: mi sei passato di nuovo avanti. Ora sei un master, hai un demone e un animale da chiamare.”

“E sono nelle grazie di Belle.” Non potè fare a meno di chiosare l’altro, saltellando pure dalla gioia per giunta.

Asher lo gelò sull’ultimo balzello. “Ricordamelo pure. Però il tuo animale da chiamare in realtà ti disprezza! Sta con te solo per l’ardeur.”

Jean-Claude alzò le spalle. “Come tutti del resto e allora?” Poi, ancora in piedi, impallidì improvvisamente, la fronte candida gli si imperlò di sudore e le gambe cominciarono a tremargli così tanto che dovette appoggiarsi al petto dell’amico per non perdere l’equilibrio. Sembrava in trance.

Asher cominciò a prenderlo a schiaffoni per cercare di scuoterlo, dopotutto ogni lasciata è persa. “Jean-Claude! Jean-Claude! Che ti succede? Perché non parli? Guarda che sull’ardeur scherzavo, ti sarai mica offeso?”

Il vampiro sbattè gli occhi più volte, cercando di mettere a fuoco l’amico. Sospirò. “Davvero scherzavi?”

“No ovviamente. Si può sapere che ti è successo?”

“Ho avuto una visione.” Sussurrò Jean-Claude risedendosi sul letto e reprimendo a fatica un brivido. “Ho visto cose che voi vampiri…ero in una realtà parallela in cui ero Master della Città e avevo un animale da chiamare omofobo che non solo mi disprezzava ma che perdipiù non me lo dava! Poi avevo una serva umana più potente di me che mi tiranneggiava, mi impediva di fare sesso con altri e mi metteva le corna con tutti.”

“Che fantasia!” Ridacchiò Asher. “Tranquillo Jean, neanche tu potresti essere così idiota.”

L’altro non sembrava per nulla rincuorato. “No, no! Facevo parte di una serie di libri e non ero nemmeno il protagonista!”

“Ma dai?”

“Pensa che c’eri anche tu, avevamo fatto pace e non potevamo fare sesso!!!”

“Tranqui Jean, tranqui. Non è la realtà è solo stress.”

“Ma non capisci? Tu comparivi al sesto libro e non scopavamo che al diciassettesimo!! E per di più con una scopata del cazzo!”

I due si guardarono negli occhi in silenzio finché Asher parlò. “Vuoi dire che forse dobbiamo un grazie a Morgana71?”

“Forse sì.”

Asher aprì la bocca, la richiuse, sospirò e poi la riaprì. “Mabafanculo a Morgana71 e anche alla sue pringles. Che me ne frega di un’ipotetica realtà parallela in cui scrivono di noi come coglioni? Il mio motto è carpe diem e non è che in questa fanfiction si faccia tanto la figura dei furbi…”

“Certo che sei di umore veramente pessimo! Ti sei specchiato dal lato sbagliato stamattina?”

“No.” Bofonchiò l’altro sedendosi accanto all’amico. “E’ che per il Consiglio ho dovuto fare una cosa orribile.”

“E allora? In genere quelle cose ti mandano in sollucchero!!!” Cercò di confortarlo Jean-Claude posandogli un braccio sulle spalle. Già che c’era si strusciò anche un pochino.

“Non stavolta. Ho dovuto uccidere…”

“E allora?”

Asher si strinse nelle spalle, tremando. “Ho dovuto uccidere…”

“E finiscila di menare il torrone, si può sapere chi hai dovuto far fuori?”

“Un amico.”

“Un amico?” Ripetè Jean-Claude grattandosi la testa, un po’ confuso. “Perché, abbiamo amici?”

“Ma sì, Hans!”

Jean-Claude sbattè gli occhi nella sua miglior imitazione dell’imbelle. Solo che non era un’imitazione. “Hans? Hans chi?”

“Ma dai! Hans…quello dell’Austria, Hans…come cazzo si chiamava?”

“E che ne so io, dammi almeno qualche indizio!”

Asher chiuse gli occhi, concentrandosi. “Fammi pensare…segni particolari…sì, ci sono! Aveva l’uccello lungo 22 cm a riposo…peli del pube biondi con riflessi tiziano…e…certo, il culo un po’ spanato!!!”

Gli occhi di Jean-Claude si illuminarono. “Ahhhhhhh! Hans! Lo potevi dire subito, ed era nostro amico? E da quando questo è un problema per farci fuori tra di noi?”

“Non lo so…sarà l’età…sarà la depressione…ma dopo averlo ucciso ero come ossessionato. Avevo in testa tutte quelle immagini…noi che ci facevamo un boccale alla festa della birra…e poi tutti quei bratwurst!!!”

“Bratwurst? Ma se non possiamo mangiare!”

“Non ti avevo detto che ha il culo un po’ spanato?”

“Oh.”

Asher si fissò la punta dei piedi. “La verità è che mi sono stufato Jean-Claude. Hans non sarà stato il mio amichetto del cuore, ma comunque avevamo condiviso dei ricordi. Non mi ha fatto piacere ucciderlo. Più o meno.” Poi si voltò verso l’amico e gli prese le mani tra le sue. “Voglio smettere Jean-Claude, voglio smettere. Ce ne andiamo?”

“Oh sì! Ho proprio voglio di un bel fine settimana romantico. Ti ricordi quel cottage così grazioso a Mont St.Michel?” Chiese Jean-Claude con occhi sognanti.

“Non sto parlando di un fine settimana, sto parlando dell’eternità!” La stretta di Asher diventò quasi spasmodica.”Voglio scappare! Voglio andare a vivere in campagna e voglio che tu venga con me!”

L’entusiasmo di Jean-Claude scese in picchiata ai minimi storici. “Di nuovo?”

“Ma stavolta sarà diverso, sei potente!”

Jean-Claude scoppiò a ridere, una sghignazzata a metà tra una paresi e un singhiozzo isterico. “Sì, stavolta sarà diverso, ti sfregeranno anche l’altro lato, Belle ti terminerà perché le farai troppo schifo e io dovrò subirmi un altro secolo di sevizie senza neanche la consolazione di sbatterti in faccia le mie pene!!! Ma sei di fuori?”

Asher lo fissò gelidamente. “Le tue sono solo scuse: hai l’ardeur e un animale da chiamare e puoi spacciarti per un master di qualunque età!”

“L’ardeur l’avevo anche l’altra volta e vedi tu quanto mi è servito, il mio animale da chiamare non sarà una tazza vuota, ma se è piena è piena di merda ed è inutile fare il maggiorenne, poi mi dimentico di falsificare la patente da carrozza e mi sgamano subito.” Il vampiro incrociò le braccia con l’aria dello scioperante deciso a tutto.” IO NON VENGO.”

“Perché non mi ami.” Sussurrò Asher con un subdolo labbro tremolante ed esponendo ben bene il lato sfregiato.

Jean-Claude però non mostrò di curarsene. “Perché in questa fanfiction sono un idiota, ma non un idiota suicida!!”

“La verità è che non mi ami, che mi consideri un mostro e che non ti attizzo più. La verità è che ti piace fartela coi cani, ti piace scopare Belle e ti piace fare la sua puttana. La verità è-“

La voce di Jean-Claude salì di qualche ottava richiamando qualcuno dei pipistrelli di Musette, attratto dagli ultrasuoni. “La verità è che c’hai rotto il cazzo Asher. A me e ai lettori che sono costretti a sorbirsi le stesse puttanate da non so più quante pagine. Vattene e non farti più vedere fino al prossimo capitolo.”

Gli occhi di Asher mandarono freddi lampi di luce mentre si alzava di scatto e si dirigeva alla porta. “Me ne vado.” Disse con gelida teatralità. “Ma solo perché me l’ha detto Ricciolineri non perché me lo dici tu.

“Arghhhhhhhhhhh!” urlò Jean-Claude mandando il duomo di Milano a frantumarsi contro lo stipite della porta. Il tempo segnato era sempre bello stabile nonostante la dura pioggia del tardo martedì che gli stava allagando gli occhi e il cuore. Proprio vero che le robe cinesi non funzionavano un cazzo.

2 commenti:

Flora ha detto...

the bitch is back or black? o back to black? :P :P :P

Ricciolineri ha detto...

the bitch is back and black in black ;-)